Cosa possa succedere quando uniscono le forze un ex
Dark Fortress (Matthias Jell) e l’attuale chitarrista dei
Naglfar (Vargher al secolo Marcus E. Norman) è possibile da intuire, ma quando si aggiunge il batterista dei
Secrets Of The Moon (Jörg Heemann) e un violista/pianista (Peter Honsalek) le cose si cominciano a complicare e indovinare dove potremmo andare a parare diventa un piccolo azzardo…E così sei anni dopo la prima incarnazione della band vede la luce il debutto di questa nuova creatura svedese…
“Futile” è un album che non ha molto a che vedere con il black metal, anzi direi proprio niente se non fosse por qualche piccolo richiamo qua e la che fa rivenire alla mente un’altra band di Marcus Norman, i grandi
Ancient Wisdom. Anche la loro label Cold Dimension se ne guarda bene da inserirli in qualsivoglia filone estremo e più che altro ce li presenta come dediti a “emozioni abissali con tutto lo squallore che la vita ha da offrirci”…niente male come concept, non originale, ma sicuramente riflessivo e molto intimo. Con una base concettuale del genere non ci potevamo certo trovare di fronte ad una brutal death metal band e infatti il gruppo si lancia in una proposta che potremmo cercare di definire dark/ambient black metal (per non farci mancare niente…). L’apertura (
“Ways To Indifference” ) e la chiusura dell’album (
“December’s Hearse” ) sono veramente ottime, con due brani che mettono in evidenza una straziante vena melodica e delle indubbie capacità nel saper creare grandi atmosfere altamente comunicative e d emozionali. Peccato che la band si affidi troppo a questa formula e una volta trovata non la lasci più, sfornando una serie di songs molto intime, atmosferiche e dark, ma anche troppo simili come
“Mute” ,
“A Wind In The Attic” e la stessa title track. Così se da un lato l’album ne guadagna in compattezza e coerenza, dall’altro ne perde molto in quanto a freschezza e capacità/possibilità di sfruttare l’ampio spettro musicale che il genere scelto gli offre. Alla lunga questa scelta non paga, neanche in
“Portraits” dove la band fa appello a Mick Moss degli Antimatter come special guest, e ne ottiene un pezzo che esula un po’ dal resto dell’album, non certo per le atmosfere proposte sempre molto tristi, ma per il mood generale, più rock oriented e dunque chiaramente più “leggero” e accessibile rispetto al resto dell’album. Detto ciò è bene chiarire come “Futile” non sia un brutto album, anzi, la classe sprigionata in alcuni momenti è davvero notevole, il clima di questi giorni in più, ve lo farà apprezzare maggiormente, ma sono sicuro che alla fine anche a voi rimarrà un senso di insoddisfazione per quello che poteva essere e che invece non è stato, un malinconico rammarico…
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