Non saprei davvero quale “versione” dei
REO Speedwagon preferire … se quelli più
hard degli esordi o se i multiplatinati campioni dell’
AOR degli
eighties (con il mitico “Hi infidelity“ a fungere da sostanziale spartiacque …) e la buona notizia è che non sono in nessun modo “costretto” ad effettuare delle
inconcepibili selezioni, nemmeno dal nuovo prodotto dal vivo dei favolosi
trucks-rockers dell’Illinois, intitolato (senza troppa fantasia …) “Live at Moondance Jam” e registrato durante l’edizione del 2010 dell’annuale
festival citato nella testata dell’opera, in quel di Walker, Minnesota.
Il disco è, infatti, una straordinaria collezione di “classici” appartenenti a entrambe le varianti della
band, poco “rischiosa” probabilmente, eppure eseguita con una vitalità, una grinta e una passione davvero esemplari, difficili da replicare anche per le nuove generazioni del
rock n’ roll.
Una grande dimostrazione di forza della “vecchia guardia”, insomma, ancora capace di fornire prestazioni catalizzanti e coinvolgenti proprio nelle circostanze più idonee a “
separare gli uomini dai ragazzi” (per dirla alla maniera di Ted Nugent, il quale, guarda caso, è un’altra testimonianza lampante a sostegno della medesima argomentazione, vedasi quanto proposto nel suo recente “Ultralive ballisticrock”), quando diventa praticamente impossibile simulare carisma, energia e disinvoltura.
Certo, poter contare sull’esperienza, la competenza e su un repertorio imbattibile come quelli dei REO Speedwagon “aiuta” sicuramente, e tuttavia neanche tali solidissime
garanzie da sole sono poi completamente rassicuranti, con lo spettro della
routine e di una prova manieristica e “demotivata” sempre in agguato.
E allora, cari
musicofili, sotto con
Cd,
DVD o
Blue Ray e godetevi la ricca scaletta concessa a “Live at Moondance Jam”, con un Kevin Cronin sempre straordinario (in grado di sopperire ad arte certe irrisorie e fatali limitazioni d’estensione), capitano di una formazione impeccabile impegnata in una serie inarrestabile di palpitanti scosse
cardio-uditive, equamente suddivise tra grinta e sentimento e in cui la classe adamantina rappresenta l’invincibile denominatore comune della situazione.
Pur in tanta opulenza sonora, trovo arduo nascondere un
pizzico di emozione supplementare per "Keep on loving you”, prototipo del
romanticismo perfetto o, rimanendo sullo stesso soffice terreno, per la spensieratezza
kitsch e contagiosa di “In your letter” e per le delizie “Take it on the run” e “Can’t fight this feeling”, laddove nel settore a maggiore intensità riservo una particolare predilezione per le scorie
proto-prog di "Golden country” e "Like you do”, senza dimenticare il fervore di “Back on the road again”, la melodia ammaliatrice di “Roll with the changes” e ancora il frenetico tuffo nella “preistoria” del gruppo compiuto con “157 Riverside Avenue”, rendendomi però conto quasi subito che, in realtà, si tratta di sottolineature piuttosto
futili e totalmente
accessorie, all’interno di un programma in cui non si registra la benché minima flessione.
In giro troverete certamente “roba” più “imprevedibile” e "stravagante", reale o presunta, mentre è decisamente meno scontato reperire una “freschezza” analoga a quella assicurata da questi inossidabili veterani … il pubblico americano l’ha verificato in "diretta”, ricavandone una notevole soddisfazione … non resta che costatarlo anche a voi, magari con un pizzico d’invidia (per il momento … non mettiamo limiti alla “provvidenza” e alle possibilità della Frontiers!) , attraverso una “differita” d’inconfutabile efficacia.