Non conoscevo i
Descend e quando la Inverse Records ci ha mandato il promo del gruppo, etichettandolo come "swedish death metal", mi sono offerto di recensirlo essendo un amante del Göteborg style al quale, per non so quale ragione, credevo i nostri appartenessero.
Invece mi sbagliavo.
"Wither" è un album molto
complesso che unisce, all'interno di brani particolarmente lunghi, diverse anime ed identità.
Il gruppo svedese fonde nella sua proposta la scuola melodica del suo paese, quella finlandese, e getta un occhio oltre oceano verso l'America salvo poi tornare nel vecchio continente per "lasciarsi" influenzare da gente come i
Gojira.
Confusi?
Lo sono anche io.
Il death metal, che io azzarderei a definire
progressive, dei
Descend non è certamente una musica di impatto quanto piuttosto un vortice di note che, costantemente, si intrecciano tra loro dando vita ad un suono melodico, violento, melanconico e difficilmente etichettabile con precisione.
Dolci arpeggi di chitarra si alternano a riff duri e quadrati mentre le vocals "omaggiano" tanto una interpretazione alla
Jeff Walker quanto un più classico growl, il tutto sorretto da una sezione ritmica in costante evoluzione e perenne movimento.
"Wither" è un disco che suona moderno anche se è palese il suo rifarsi a modelli del passato quando le melodie delle sei corde si lanciano in gustosi "maidenismi", o quando brevi sprazzi jazzati ci ricordano i
Cynic che furono, ed in ogni caso è un lavoro fresco e non banale che richiederà molta attenzione per essere davvero apprezzato e metabolizzato.
Personalmente non sono mai stato un grande sostenitore del death metal intricato, ma i
Descend, pur non stravolgendo nulla, sono un gruppo interessante che è stato capace di creare un dischetto di tutto rispetto in cui tante facce si fondono in un unico, triste e melodioso, spettro musicale che trova il suo climax nella conclusiva
"Sundown", brano di oltre 12 minuti, vero multiforme gioiello dell'album.
Disco da trip.
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