Gli
Human Fortress si ripresentano, a distanza di cinque anni dal loro ultimo lavoro, con una formazione largamente rimaneggiata, tra ritorni e nuovi innesti, trai quali spicca quello del cantante, Gus Monsanto (Adagio, Code Of Silence e i Revolution Renaissance di Timo Tolkki ).
Dopo la deriva del precedente "Eternal Empire", gli Human Fortress tornano a guardare là... da qualche parte dove già hanno
bazzicato gruppi come Kamelot, Stratovarius, Freedom Call o Avantasia: un Power Metal ad alto tasso melodico e sinfonico.
L'inizio non è niente male, con la dinamica "Raided Land" e a seguire la più epica "Child of War", poi diversi passaggi, ma pure qualche intero brano ("Wasted Years", "Pray for Salvation"), sembrano trascinarsi un po' per inerzia, senza mostrare energia e convinzione, spesso a causa del predominio che le tastiere svolgono nell'economia del disco.
Fortunatamente ci sono anche delle belle canzoni che vanno a bilanciare quelle che invece prestano maggiormente il fianco alle critiche, e gli Human Fortress ottengono i migliori risultati grazie all'incisività di "Gladiator of Rome - Part 2" (la prima era sul loro secondo album "Defenders of the Crown") o di "Restless Soul", e alla struttura più articolata e
hardeggiante della conclusiva "Guard the Blind".
Alcune buone cose e altre meno. Dopo questo lungo silenzio ci si poteva però aspettare qualcosa di più.
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