Quando è il momento di mettersi all'ascolto di un nuovo album degli
Iced Earth non si ha mai la certezza che possa trattarsi di un capolavoro, infatti, nella loro sostanziosa discografia non manca qualche passo falso, tuttavia l'anima del gruppo è sempre immediatamente riconoscibile.
Anche in questa occasione Jon Schaffer gioca sul più tipico sound del gruppo, e brani come la titletrack, "The End" o "Cthulhu" ne sono i migliori esempi, addirittura lo ritroviamo collaborare con Hansi Kürsch, presente nelle back vocals di varie canzoni e in primo piano su "Among the Living Dead".
Anche le tematiche non si allontanano da quelle più classiche, con la prima metà del disco che è nuovamente incentrata sulla saga di "Something Wicked" e sul personaggio di Set Abominae.
Ovviamente il primo
indagato speciale di "Plagues of Babylon" non può essere che Stu Block, alla sua seconda prova discografica negli Iced Earth dopo "Dystopia"; e dalle indagini emerge che il cantante canadese si rende autore di un'ottima prova, ben calato in quello che era stato il ruolo di Matthew Barlow (che comunque per me resterà sempre
il frontman degli Iced Earth), pur senza scimmiottarlo. In caso di dubbi le prove parlano chiare e sono agli atti diverse canzoni, quali ad esempio la già citata "The End", la ben più cattiva "Parasite", o la classica ballad melodrammatica (sulla scia di "I Died for You" o "Watching over You") che gli Iced Earth non si fanno mai mancare: "If I Could See You".
Sul finire del disco troviamo le maggiori sorprese, l'altro lento "Spirit of the Times", già proposta da Schaffer in occasione del suo progetto solista Sons of Liberty, e la personale rivisitazione di un classico della musica country quale "Highwayman", dove alla voce si susseguono Michael Poulsen (Volbeat), Russel Allen (Symphony X), il titolare
Stu Block, oltre allo stesso Schaffer.
Suoni serrati e intensi, cavalcate metalliche, un cantato aggressivo e variegato, belle melodie: ecco cosa, da sempre, è stata in grado di proporre questa formazione, e ora dobbiamo riconoscere che quest'ultima loro incarnazione riesce a farlo nel migliore dei modi.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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