Ecco un altro gran bel disco, la cui recensione - colpevolmente - non era ancora stata recuperata sull'attuale versione di
Metal.it.
Provvediamo ora.
[ ... Arrivano al terzo album gli americani
The Lord Weird Slough Feg con "
Down Among the Deadman", che come il precedente è realizzato dalla label italiana
Dragonheart (il debutto era invece un'autoproduzione).
Quest'album conferma quanto di buono messo in mostra su "Twilight of the Idols", e spero che possa portare maggior fama al gruppo. Gli
Slough Feg non hanno abbandonato il loro caratteristico stile, dove su una base che si rifà inequivocabilmente ai primi Iron Maiden, (spesso sembra di ascoltare "Killer"), innestano influenze epiche e sopratutto celtiche. A queste ultime devono anche l'origine del particolare (e lunghissimo) monicker, ispirato da un personaggio della mitologia irlandese. Bravo il singer, e chitarrista,
Mike Scalzi ad interpretare i brani, vero punto di forza del gruppo, duttile ed evocativo, sebbene non sia dotato di una voce molto tecnica. Potrei descriverli come degli Skyclad più metallici, dove l'anima epica prevale su quella folk, ma con un sound molto NWOBHM. Da segnalare la presenza (ma è già uscito dal gruppo) dell'ex Laaz Rockit
John Torres al basso, e dell'innesto di un secondo chitarrista,
Jon Cobett, che si affianca a
Mike, mentre completa la lineup il drummer
Greg Haa. Da segnalare che la cover è stata nuovamente realizzata da Erol Otus, artista ben conosciuto dagli amanti di Dungeons'n Dragons.
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Sky CharotGli
Slough Feg ci evitano la solita intro, ed invece di proclami altosonanti, tuoni, suoni di battaglia o di un menestrello, ci propongono una song compatta dove i due chitarristi, Murray e Smith ci esibiscono in uno dei loro più classici riff ed in un altrettanto classico assolo. Ops... scusate intendevo dire
Cobbet e
Scalzi. Un'ottima opener, con un ritmi di batteria marziali e
Mike Scalzi che riesce a dare personalità alla proposta del gruppo.
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Walls of ShameAltro brano dai riffs veloci ed incisivi (... e maideniani), non semplice, molto variegato: si passa dallo speed a momenti tipici dei Mercyful Fate.
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Warriors DawnAttacco in doppia cassa, si alzano inizialmente i ritmi, facendo presagire una speed killer song. Poi il drumming tribale prende le redini del pezzo, sembrerà strano ma il refrain mi ricorda quello di "Raw Ride" nella versione dei Blues Brothers... no, non ho bevuto! Pur non avendo il testo a portata di mano, ho l'impressione che tratti dell'epopea indiana. Poi magari parlano di Star Trek!
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Beast on the BrochUn intermezzo acustico che precede tre brani che fanno parte di un breve concept.
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Heavy Metal Monk Un breve mid tempo monolitico, forse leggermente ripetitivo, anche se la voce di
Mike mi piace sempre di più. Senza accorgercene ci troviamo già nel brano seguente.
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Fergus Mac RoichPiù veloce della precedente, molto epico e coinvolgente. Una pregevole accelerazione nella parte finale prima che confluisca in...
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Cauldron of Blood... dove i ritmi si fanno più cupi ed allo stesso tempo evocativi sino al doomeggiante finale.
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Troll PackOssessivo dall'inizio alla fine, dall'andamento pachidermico. Forse l'episodio meno riuscito dell'album, nel tentativo di fondere i Black Sabbath con l'epicità di Manowar e Warlord.
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Traders & GunboatsMolto più scorrevole si rivela questa "
Traders & Gunboats" (il brano che più ho apprezzato), dal feeling veramente ottantiano, grazie anche alla produzione in linea con quelle sonorità ormai lontane nel tempo.
Mike ci piazza anche una bella parte narrata, e le chitarre fanno un discreto lavoro, una volta tanto allontanandosi dai consueti riffs maideniani... avvicinandosi in questo caso alla scena tedesca (Running Wild in primis).
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Psionic IlluminationsL'inizio melodico, lascia pensare ad una canonica ballad, ma ci si trova di fronte invece ad un brano che si potrebbe definire come una doom ballad. Episodio riuscito solo in parte, tenuto a galla sopratutto dalla prestazione delle chitarre.
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Marauder Pezzo più aggressivo e diretto, in linea con quel Power/Speed che a metà degli anni ottanta si fece valere in campo metal.
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High SeasonA questo titolo devono essere molto affezionati gli
Slough Feg, (sul debutto sono presenti "High Season III" e "... IV", mentre sul successivo album troviamo "High Season II"). Perciò, a dire il vero mi aspettavo qualcosa di mega epico, invece ci troviamo di fronte "solamente" ad un discreto brano dai toni malinconici.
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Death MachineBrano sostenuto, che stranamente non presenta quelle atmosfere epiche/celtiche che hanno finora caratterizzato gli
Slough Feg. Molto Annihilator oriented nel finale in cui si tramuta in una vera speed song (con tanto di cannonate!) con
Mike che cerca di cantare in maniera più semplice e meno evocativa, riuscendo abbastanza bene nell'intento.
... ]I was born to
reviewHear me while I
write... none shall hear a lie
Report and
interview are taken by the will
By divine right hail and
write