La Bay Area di S. Francisco negli anni '80 è stata una miniera d'oro per il thrash metal. Come tutti i siti d'estrazione del metallo prezioso è stata esplorata e sfruttata in profondità facendo emergere gemme preziose di cui ancora oggi possiamo godere. Poi la miniera, ritenuta esausta, è stata chiusa e sono stati avviati altri fruttosi siti di estrazione, nel frattempo i vecchi metalli, una volta splendenti, hanno cominciato ad ossidarsi. Qualcuno è poi tornato in quel luogo molti anni dopo, come a voler controllare che tutto il buono fosse stato recuperato ed è riuscito a trovare qualcosa. Sono stati trovati un ex-bassista dei
Dark Angel (
Danyael Williams), due ex componenti degli
Imagika, il chitarrista
Steve Rice ed il drummer
Wayene DeVecchi che, con l'aiuto del vocalist
Josh Gibson hanno messo insieme una band e fatto uscire un disco thrash (ma guarda un po'). La band in questione è quella dei
Kill Ritual, che ha esordito nel 2012 con
The Serpentine Ritual e che oggi ritorna con
The Eyes of Medusa. Nel frattempo è subentrato dietro le pelli il nostro
Gee Anzalone (anche nei prog/thrasher nostrani
Braindamage) ma la proposta dei nostri rimane saldamente ancorata al passato, con un piede nel presente.
Scansando accuratamente l'operazione nostalgia, evitando di copiare in toto sonorità e suoni dei bei tempi andati, i
Kill Ritual propongono un thrash metal che strizza l'occhio ai primi
Machine Head e ai
Pantera, prendendo in parte le distanze dalla prima pubblicazione, dove erano le influenze di
Metal Church, Meliah Rage, Vicious Rumors ed in generale l'
US power-thrash (con un pizzico di prog) a farla da padroni. Ci sono ancora canzoni dirette come
Hair Trigger oppure
Never Get Me, altre invece che percorrono la via della sperimentazione (
Weight of the World, Writing On The Wall, My Little Sister) termine da prendere con le molle che vuole indicare solamente la ricerca, non ancora completata, di nuove strade da battere. Altri pezzi sono costruiti con una solida base thrash a cui vengono aggiunti alcuni effetti, certi modernismi che forse sono da affinare (
Unleashed) e richiamano parecchio diverse ultime cose degli
Annihilator. Oltre al sapiente lavoro di chitarra di
Rice (unico chitarrista rimasto dopo l'abbandono di
Roberto Proietti) è la voce davvero varia e poliedrica di
Gibson a dare una sterzata all'album. Abbandonati in una certa misura gli acuti e la tanta melodia presente sul precedente lavoro, i
Kill Ritual danno maggiore importanza alla costruzione di canzoni articolate dove il groove emerge prepotente e si alterna a soluzioni più dirette creando un mix vecchio/nuovo non completamente definito. L'album è piacevole e potente, ben mixato e con alcuni momenti di esaltazione, però il senso di incompiuto, di una direzione non completamente e fuoco, si fà sentire.
Dategli pure un ascolto, di belle canzoni ce ne sono, magari il prossimo disco sarà più omogeneo.
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