Esistono dei gruppi che vengono definiti "super-band" in quanto composti da membri di varie band già affermate, che in genere, ma non per forza, si dilettano con proposte musicali particolari. Se una band è composta da membri di altre sconosciute formazioni perlopiù di analoga esperienza musicale di "super" non ha proprio nulla, e questo è il caso degli Evidence One, giunti al secondo disco in poco tempo dato che si sono formati nel 2001. Rispetto al primo disco la band teutonica spinge un po' più sull'acceleratore spostandosi da sonorità prettamente hard rock ad un melodic power tinto di atmosfere cupe. Il compito non è facile dato che la produzione del disco è pessima, con la bella voce del singer Carsten Lizard Schulz che "combatte" per non essere soffocata da centinaia di cori, chitarroni inutilmente pesanti e da un suono di batteria che pare registrato al centro di un palazzo dello sport. E' difficile giudicare un disco in cui la più grande pecca è di aver "arricchito" le canzoni di inutili arrangiamenti, quando per il genere e per le doti canore già citate sarebbe stato meglio semplificare ogni brano. Oltre ai problemi di produzione c'è da rilevare una scarsità di idee che porta tutti i pezzi ad assomigliarsi fin troppo, e anche qui influiscono molto le doppie, triple e quadruple linee vocali che scandiscono ogni strofa del disco, quasi che un "solo" cantante non bastasse. Peccato perchè la band mostra ottime dote tecniche, ma se il gusto dipendesse solo dalla tecnica avremmo centinaia di capolavori l'anno, e i fatti dimostrano che così non è. Bocciati.
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