E NO.
E no, cara
Charlotte e cari
Delain. Qui ci si vuol prendere per il culetto, e non è carino, perchè vi si è sostenuti, amati, incoraggiati, con parole di sincera stima per un prodotto originale in un settore pieno di cloni. Ed invece, cosa mi combinate? Mi venite fuori col classico disco fotocopia, autoplagio di voi stessi, ideale continuazione di quello che dovrebbero essere i Nightiwsh oggi se non si fossero infrociti del tutto? Certo, già che ci siete chiamate pure il "solito"
Marco Hietala, che ormai è di casa dalle vostre parti, giusto per dare ancora di più quella sensazione. Bravi, bravi. Oh, ma c'è pure la "new sensation"
Alissa White-Gluz nella conclusiva "
The Tragedy of the Commons"? Ma dai, figata...
Mi leccavo i baffi come Costanzo nell'attesa del qui presente "The Human Contradiction", anche e soprattutto per l'amore crescente che, album dopo album, era sbocciato nel mio cuoricino per i Delain. E invece niente, delusion. L'album che andrete ad ascoltare è quanto di più ruffiano i Delain potessero comporre, e la colpa è soprattutto degli arrangiamenti, che in questo caso prediligono un pò troppo dei tappeti orchestrali un pò troppo spessi per essere solo dei tappeti, e dei ritornelli che non restano in testa neanche lontanamente come quelli del full length predecessore "
We Are the Others" (sbav). Ed è un peccato perchè, a livello di riffing, ci saremmo eccome. Aggiungete in ordine sparso: sprazzi di batteria elettronica ("
Army of Dolls"), una Charlotte di molto sottotono nella scelta delle linee vocali, la solita produzione super con batteria e chitarre grosse grosse, dei testi che veramente, e avrete il classico effetto-clone. Paradossale da dire, questo "The Human Contradiction" sembra un debut album dell'ennesima band che scopiazza i Delain. Che detto così potrebbe pure suonare come un complimento, ma... Ma.
E' brutto? No, per carità, è pieno di canzoni carine, con poche cadute e pochissime impennate. Né discese ardite, né risalite. Per capirci, finito il primo giro, ho fatto passare 3 giorni prima di rimetterlo su. Alla lunga annoia. Svogliato lui, svogliato io. Cosa succederà tra un mese o due? E no, Charlottina del mio cuore. Stavolta ci sono rimasto un filo male, eh. Vabbé, dai, ci vediamo a cena e vedrò di farmela passare. Aspetto una tua chiamata allora. Anche tardi, non ti preoccupare, tanto non dormo...