Agalloch - The Serpent & The Sphere

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2014
Durata:60 min.
Etichetta:Profound Lore Records

Tracklist

  1. BIRTH AND DEATH OF THE PILLARS OF CREATION
  2. (SERPENS CAPUT)
  3. THE ASTRAL DIALOGUE
  4. DARK MATTER GODS
  5. CELESTIAL EFFIGY
  6. COR SERPENTIS (THE SPHERE)
  7. VALES BEYOND DIMENSION
  8. PLATEAU OF THE AGES
  9. (SERPENS CAUDA)

Line up

  • John Haughm: Guitars, Vocals
  • Don Anderson: Guitars, Piano
  • Jason William Walton: Bass
  • Aesop Dekker: Drums
  • Nathanaël Larochette: Acoustic Guitars (guest)

Voto medio utenti

Credo di non esagerare affermando che "The Serpent & The Sphere", quinto album di lunga durata degli Agalloch, fosse uno dei più attesi del 2014 da parte di chi mastica metal e non solo.
Il gruppo della triste Portland, infatti, si è ritagliato, in breve tempo, uno spazio di assoluto rilievo nella scena in virtù di una proposta musicale tanto affascinante quanto difficile da catalogare.
I primi tre lavori del gruppo americano sono stati capaci di sublimare il concetto di metal atmosferico. Lo hanno plasmato, nutrito e reso unico.
Non nascondo, d'altro canto, che il loro ultimo lavoro "Marrow of the Spirit" mi aveva lasciato l'amaro in bocca per il suo non sapersi focalizzare verso una forma artistica "superiore" come accaduto, invece, con i suoi predecessori.
Capite bene, dunque, che il mio approccio al nuovo album sia stato cauto.
Troppa la paura di restare deluso da uno dei gruppi che più mi aveva entusiasmato negli ultimi dieci anni.
Cautela e, non troppo sopita, speranza.
Speranza...

Il serpente e la sfera. Un cerchio che si chiude. Un senso di circolarità che attraversa tutto l'album, dall'inizio arpeggiato alla fine. Arpeggiata pure lei.
Musica che gira intorno quindi.
Ma quale musica?
Come sempre in casa Agalloch è difficile rispondere.
Doom e Death fusi insieme. Certo. Il primo, splendido, brano è così. Pesantissimo. Atmosferico, Sofferente.
Poi. Accelerazioni quasi Black metal come non se ne sentivano da parecchio in casa americana.
Ancora. Post metal e Shoegaze che piacerebbero agli Alcest.
Folk negli interludi tra le sfuriate metalliche.
Dark, quasi nostalgico.
"The Serpent & The Sphere" è un album oscuro.
Probabilmente il più cupo mai composto dagli Agalloch. Un album sofferente e sofferto, colmo di angoscia e di improvvisi squarci melodici che lo rendono intimo e suggestivo.
John Haughm non canta. Sussurra, anche quando lo scream è feroce. Si ha come la sensazione che il gruppo voglia portarci a riflettere, facendoci pensare alla vita e alle sue contraddizioni.
Un pensare, in ogni caso, sempre e costantemente al buio.
Qui c'è poca luce, e se c'è è comunque fioca.
I brani, mediamente lunghi, vanno ascoltati e riascoltati. Non sono immediati nemmeno se durano un paio di minuti. Sono piccoli mondi all'interno di un universo più grande. Piccoli mondi nei quali nessuna nota è uguale a quella che la precede, piccole realtà nelle quali non si sa mai cosa aspettare.
Ecco che improvvisa, infatti, arriva la melodia che fa sognare, o il ritmo inatteso, Aesop dietro le pelli è fenomenale, oppure ancora il pattern di chitarra durissimo o il sospiro che incanta.
Questo è un album che va assimilato e va "atteso": prima che faccia effetto avrete bisogno di tempo.
Ma se gli concederete la vostra attenzione, lo amerete.
Lo amerete per il suo spessore emotivo, per il suo saper mescolare ingredienti tanto dissimili, per il suo osare in territori poco battuti, per il suo essere sincero e viscerale.
A quel punto il cerchio si chiuderà davvero e voi non ne uscirete più.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 20 mag 2014 alle 09:01

talento indistruttibile...gruppo che dimostra sempre più di esserci!!!

Inserito il 19 mag 2014 alle 18:14

dopo il primo ascolto ero rassegnato ormai al primo flop ...ma ieri ascoltato tutto di seguito in un viaggio solitario in macchina grazie al prezioso suggerimento di Marco Cafo per fortuna mi sono dovuto ricredere.....come sempre grandissimi Agalloch!

Inserito il 16 mag 2014 alle 08:03

D'accordo col buon Dope: album ostico e introspettivo, che tuttavia cresce ad ogni ascolto. E lo trovo già meraviglioso al terzo assaggio...

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