La forza demolitrice degli
Whitechapel non vuole saperne di diminuire. Il sestetto statunitense, a due anni dall'album omonimo, torna sulla scena core internazionale con questo
Our Endless War. Il genere di base è sempre il deathcore, con una inclinazione verso il djent meshuggiano, anche se stavolta le composizioni sembrano ampliare l'orizzonte dell'ispirazione, rendendo il tutto un po' più variegato. L'aggressività e il muro di suono costruito dagli
Whitechapel resta comunque inalterato, regalando momenti di felicità all'appassionato ascoltatore
core.
L'evoluzione del sound, che ha da sempre segnato l'attitudine della band americana alla sperimentazione, è ben presente anche in
Our Endless War, forse in maggior quantità rispetto alle precedenti uscite discografiche. Ecco dunque l'opener
Rise, intro strumentale solenne e tetra allo stesso tempo, condurre l'ascoltatore verso la
title-track,
Our Endless War, aggressiva e devastante, con un
Phil Bozeman più bellicoso e prepotente che mai. Proprio il cantante risulta esser uno dei punti di forza della band, riuscendo a spaziare dallo scream al growl, una mistura di stili che è in grado di trattenere l'attenzione alta per tutta la durata del disco. È inoltre da sottolineare il sound che viene offerto dalle tre chitarre, ben strutturato e mescolato, intriso di potenza, formula di distruzione. In aggiunta v'è la sezione ritmica, senza la quale sarebbe impossibile produrre una tale quantità di violenza, come quella portata dagli
Whitechapel.
Il terzo brano dell'album,
The Saw is the Law, è una furia scatenata, in cui l'influsso djent si sente a pieno carico. In un alternarsi di riff taglienti e cadenzati e ritmi più sostenuti si crea la battaglia di ispirazione meshuggiana dichiarata dalla band americana. Con
Mono lo stile ed il sound cambiano ancora, stavolta ci si sposta più su un metal di stampo moderno che può ricordare gli
Slipknot. Proseguendo nell'ascolto si incontra
Let Me Burn, un ritmo scandito e martellante scorta l'ignaro ascoltatore nella tempesta uditoria scatenata dal muro di suono degli
Whitechapel.
Worship the Digital Age, una delle track più interessanti dell'album, è ferocemente varia; deathcore puro e crudo, marcato da un iniziale riff pesante seguito da una ferocia demolente a tratti terribilmente incedente.
How Times Have Changed torna a rimarcare l'idea che agli
Whitechapel piace sperimentare e cambiare il sound nel corso del disco, in questo caso ripercorrendo strade più vicine al groove del classico metalcore.
Psychopathy viene inaugurata da un primitivo arpeggio di chitarra per poi interpretare il titolo, psicopatia pazzoide materializzata allo stato brado, spietatezza nei confronti del senso uditivo.
Blacked Out insinua le proprie radici nel
black, anche per l'atmosfera cupa ed angosciosa che circonda il brano.
Diggs Road, che chiude l'album, è un altro pezzo sperimentale, arricchito da sottofondi melodici quasi vicini al melodic death e con momenti di calma apparente.
Our Endless War risulta essere un altro passo in avanti per gli
Whitechapel. Acquisto immancabile per l'amante del
core in generale, meno consigliato al metallaro medio che potrebbe trovare, tranne che in un paio di punti, il disco ripetitivo. Nel suo genere un album di rilievo.
Lyric video di The Saw is the Law
Mono
Lyric video di Our Endless War