C’era una volta un ragazzo che, per mettere in camporella (a Milano si definisce così l’appartarsi in macchina a fare le cose zozze) un certo tipo di musica, passava ore ed ore a registrare apposite cassette, che poi venivano eventualmente regalate alla signorina di turno (eventualmente perché, diciamocelo, doveva pur sempre meritarsele!). Questo ragazzo si sarebbe risparmiato ore di duro lavoro se ci fossero stati più dischi come questo, ma la moda delle raccolte di ballad è arrivata relativamente più tardi, impedendogli di impegnare il tempo in modi migliori.
Ebbene, cari amici, voi che oggi vi trovate nella situazione in cui io mi trovavo diversi anni fa, sappiate che Michael Bormann è qui per aiutarvi!
Un disco carico di pathos, amore e sospiri, che scorre via languido e caldo, tra ballad sempre efficaci (ce ne sono di clamorose ma anche di più normali) e qualche sussulto quando si passa alla lingua tedesca (non troppo efficace in effetti su certe sonorità, ma potete utilizzare il momento per passare alla modalità super zozza quando vi trovate in certe situazioni….).
Un album dedicato ai romanticoni e all’amore. Che voto volete dare all’amore?
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