Caleb Shomo, giovane ragazzetto nato a fine '92 pieno di soldini e tanta voglia di fare, è per molti di "noi" metallari duri e puri un illustre sconosciuto, eppure per i più giovani, moderni e trendy è praticamente un'icona, avendo fondato qualche anno fa gli
Attack Attack!, band statunitense che per prima ha unito elementi discotechnotranceelectro all'interno di un metalcore alternante momenti pesantissimi a-là brutal sludge ad aperture degne di
Corona e Gigi D'Agostino.
Dopo 3 album (di cui in verità solamente il primo di un certo spessore, nonostante critiche feroci prevalentemente a causa del volutamente ridicolo video di "
Stick Stickly") e lo scioglimento per dissidi interni (e per la volontà di alcuni membri di ritrovare Gesù in cui il buon Caleb era passato da "semplice" tastierista a tuttofare, chitarrista, cantante pulito, cantante scream e pure produttore, rieccolo a metter su una band tutta sua a nome
Beartooth, già attiva un anno fa con l'EP "
Sick" e pronta a debuttare sulla lunga distanza con questo "
Disgusting", edito dalla
Red Bull Records (poi dite che non ci prendo quando definisco questo genere come Formula Uno Metal...).
A dire la verità questo disco mi ha profondamente spiazzato, mi aspettavo che fosse infarcito di quelle soluzioni elettronico-danzerecce che Caleb aveva fortemente voluto negli Attack Attack! e che fosse melodico all'inverosimile, invece "Disgusting" tranne qualche momento e brano dichiaratamente commerciali e più accessibili, peraltro nettamente staccati dal resto della tracklist, è fondamentalmente un disco hardcore che picchia parecchio, senza troppe concessioni a coretti, melodia e momenti catchy.
Elettronica zero, scordatevi tutti gli innesti ascoltati in "
Someday Came Suddenly", qui c'è solo un buon impatto frontale, con il buon Caleb quasi sempre indemoniato dietro il microfono e stemperato solamente in qualche brano più radiofonico, come "
One More o "
In Between" e qua e là in linee melodiche più dolci e meno estreme.
Niente per cui strapparsi i capelli ma i Beartooth rappresentano a sorpresa una buona realtà, ben bilanciata tra un hardcore "straight in your face" e soluzioni più accessibili e giovanili, con una buona produzione dello stesso Caleb che scrive i testi, le musiche, produce, mixa e masterizza.
A 22 anni davvero niente male.
Tacci sua.
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