Per la serie “
meglio tardi che mai”, analogamente (per motivazioni e circostanze) a quanto avvenuto con “
Precious metal” degli House of Lords, recuperiamo l’analisi di questo “One live in Stockholm” dei
W.E.T., semplicemente uno dei
must imprescindibili dell’anno in corso, nell’ambito del
rock melodico.
Già dall’introduzione si percepisce perché non era
proprio possibile ignorare un’uscita di questo valore, ancora una volta ben consci che probabilmente gli
chic-rockers alla lettura, dall’alto della loro congenita dedizione e attenzione, non avranno bisogno delle mie sollecitazioni per procurarsi quest’opera monumentale, verosimilmente utilizzata da tempo per verificare se la sbandierata resistenza all’usura dei supporti digitali è supportata da fondamenti oggettivi.
Nel caso, vorrà dire che la recensione in questione potrà essere considerata come un momento di entusiastica condivisione consacrato ad una formazione che non esito a definire la
quintessenza attuale del settore, un connubio di esperienza, talento ed esuberanza davvero “invincibile”, in grado di spezzare le catene di una “aurea prevedibilità” di genere con la forza del dinamismo e della classe cristallina.
Una coalizione, insomma, “naturalmente” superiore pure alle sue prestigiose componenti costitutive (Work Of Art, Eclipse e Talisman, per la cronaca), tra le poche comunque in grado di opporre, in qualche modo, un valido baluardo allo strapotere ostentato dal
famelico supergruppo.
Giunti a tale conclusione, basata su due dischi in studio talmente avvincenti da non renderla affrettata, in che modo possiamo definire un prodotto che raccoglie un doppio
Cd e un
Dvd registrati dal vivo al Debaser Club di Stoccolma, in cui, oltre a frammenti imperdibili del sontuoso repertorio della
band (in tanta opulenza, mi concedo un’unica citazione … “Comes down like rain”, con la toccante dedica al compianto Marcel Jacob), vengono proposti brani di Eclipse (“Bleed & scream” … non male, anche per il
genietto Mårtensson, poter contare su un
backing vocalist del calibro di Jeff Scott Soto …), Talisman (“I'll be waiting”, cantata, come di consueto, a gran voce da tutto il pubblico e “Mysterious”) e Work Of Art (il gioiellino “The great fall”, impreziosito dall’ugola adamatina di Lars Safsund), il tutto interpretato con
verve inusitata ed enorme tensione espressiva?
La risposta la ritroviamo nel prologo della disamina, sottolineando, ad ulteriore ratificazione della suddetta perentoria affermazione, che il
Dvd propone riprese sobrie (al pari della scenografia del gremito locale svedese) e abbastanza precise (quattro le telecamere a disposizione) e aggiunge i
video delle straordinarie “Love heals” e “Learn to live again “ come materiale
extra, mentre il
Cd offre il supplemento di due brani inediti di notevole suggestione (“Bigger than both of us”, in particolare), al tempo stesso da valutare come una brillante garanzia di “continuità” futura e una delusione per tutti quelli (concorrenti compresi …) che erano pronti ad intonare funeste litanie per un “progetto” fatalmente destinato alla prematura disgregazione.
In conclusione, un avvertimento … se, come accade al sottoscritto, continuate a
disperarvi per aver mancato il contatto diretto con i W.E.T. al Frontiers Rock Festival, la visione e l’ascolto di “One live in Stockholm” accentuerà in prima istanza il “rimpianto” e solo in un secondo tempo diventerà un’importante forma di “consolazione” … speriamo di avere presto modo di rimuovere definitivamente quel fastidioso grumo di rammarico e nel frattempo proviamo nuovamente a scacciarlo godendoci il
live-album (assieme a quello dei Winery Dogs …
oibò un’altra “all-star band” … allora “funzionano”!) finora più esaltante dell’intero 2014.