Partiamo dal presupposto che ogni recensione è difficile, perchè buttare su carta o video le proprie impressioni su un disco non è mai cosa facile. Trasformare emozioni e sensazioni in parole e dargli una dimensione fisica è complicatissimo, soprattutto quando queste emozioni e sensazioni sono in quantità spropositata e catastroficamente travolgenti, difficilmente controllabili.
Se ogni recensioni è complicata, questa particolare recensione che vado a scrivere è la più difficile e allo stesso tempo più semplice che mi sia mai capitata in 3 anni e mezzo di onorata carriera al servizio della Gloria. Il perchè di questo binomio semplice-difficile lo capirete leggendola, sempre se non vi siate già annoiati.
Prima di tutto questa recensione non mi è stata assegnata, né mi si è presentata l'opportunità di occuparmene. Ho liberamente SCELTO di farla, pervaso da un senso al limite del civico, travolto da un dovere morale che mi ha imposto di farvi sapere cosa penso di questa operazione. Non v'interessa? Cazzi vostri, io ve lo dico comunque.
Ho parlato di operazione piuttosto che di disco e non è un refuso. "
Ecliptica - Revisited" è una mera, bieca, orribile operazione commerciale pensata da quei cialtroni della Nuclear Blast in collaborazione con quegli altri cialtroni dei
Sonata Arctica. Non lo so se ci sono state più o meno imposizioni e, nel caso, da quale lato siano arrivate queste imposizioni, non m'interessa venirne a conoscenza. Mi basta sapere che nessuna delle due parti abbia imposto un veto negativo a questa uscita per condannarle entrambe, senza ritorno, senza possibilità di redenzione.
Qualcuno di voi lo saprà, tantissimi di voi no, ma colui che vi sta scrivendo queste righe è un fan dei Sonata Arctica dal 2001, anno di uscita di "Silence", secondo lavoro della band di Kemi e, al pari di "Ecliptica", loro personalissimo capolavoro. Due album simili ma differenti, con il primo più orientato allo speed-power reso celebre dagli Stratovarius e il secondo più lento e ragionato, con passaggi che lasciavano trasparire quasi un occhio strizzato al prog, senza però mai esagerare.
Da li ho imparato ad apprezzarli prima e ad amarli poi, elevando col tempo loro al ristretto novero delle mie band preferite, "Ecliptica" a quello dei dischi e "Fullmoon" a quello delle canzoni.
In 13 le cose cambiano ovviamente, i Sonata Arctica da "Unia" in poi hanno intrapreso una direzione radicalmente diversa rispetto al passato. Va detto che già con "Reckoning Night" e "Winterheart's Guild" il processo di cambiamento era in pieno svolgimento, ma il taglio netto arrivò proprio con "Unia", disco di rottura ma a mio parere bellissimo. Continuo ad apprezzare qundi, così come gradisco, seppur in misura minore, "The Days of Grays" e "Stones Grow Her Name", fino a quel suicidio stilistico di "Pariah's Child", con quello strenuo e ridicolo appigliarsi al passato esasperato da quel lupo in copertina che tanto mi ha fatto girare i coglioni. Ma tra il brutto che diventa il nuovo bello, il disco piano piano scompare dalla mia mente. Fino a qualche tempo fa, quando mi trovo davanti la notizia del remake di "Ecliptica" e i brividi iniziano a pervadere il mio corpo già segnato da quella prima stilettata targata Finlandia.
La scorsa settimana, il dramma: ascolto "Ecliptica - Revisited" per la prima volta e, da quel momento, non riesco più a vedere i Sonata Arctica allo stesso modo. La band che ho amato e idolatrato non esiste più, sostituita da 5 biechi, spietati assassini e stupratori.
Perchè? Perchè questo coso che gira nelle mie orecchie da una settimana è il frutto di un omicidio, un corpo senza vita lasciato letteralmente in pasto ai lupi. "Ecliptica" era forza e vita, era entusiasmo e voglia di stupire. Questo schifo è un guscio vuoto, un capolavoro svuotato dell'anima, una carcassa virulenta, un'offesa per tutti quelli che hanno osannato i Sonata Arctica per anni, cantando a squarciagola ai concerti, tornando a casa senza voce per prestarne un po' a un Kakko già da anni in fase calante a livello vocale. Ma lo facevamo volentieri, perchè Tony Kakko era quel giovanotto dal nome quantomeno buffo che ci aveva regalato perle quali la già citata "Fullmoon", "Wolf & Raven", "Shy", "Destruction Preventer", acuti taroccati compresi. Non ce la faceva quasi più, ma ci provava e noi lo aiutavamo ad andare su.
Su "
Ecliptica - Revisited" Kakko riesce ad essere quasi stonato, anche su disco, non ce la fa PIU' e non riesce a tenere una nota per più di due secondi manco morto.
Tutte le parti alte o altissime sono tagliate o ribassate di un'ottava o più, gli assoli sono stati riscritti per metà, così come spesso sono stravolte le linee vocali, "adattate" alla nuova voce di Kakko. Al primo ascolto, arrivato alla fine di "
Blank File", volevo appendermi al lampadario. E in ufficio abbiamo i neon.
"
Kingdom for a Heart" e "
Letter to Dana" sono i due pezzi meno rovinati, dove per meno rovinati intendo più simili alla versione originali, anche perchè più semplici da cantare e con meno parti da poter stravolgere.
"
UnOpened" e "
Destruction Preventer", oltre a "
Fullmoon", quelli più distrutti e sbriciolati da una prestazione vocale ignobile e da decisioni quantomeno opinabili. Jani, Janne, se mi state ascoltando correte a chiamare gli avvocati.
Tutti voi avrete degli album che conoscete a menadito, dischi dei quali non solo sapete, banalmente, la tracklist a memoria ma dei quali potreste trascrivere ogni singola nota sul pentagramma. Cambiarne anche solo una sarebbe per voi una coltellata, pensate cos'è stato per me ascoltare questo scempio e cercate di immedesimarvi nel sottoscritto. Soffrite con me.
E spero vivamente che tra 2 anni i signorotti della Nuclear non decidano di proporci anche un "Silence - Revisited", perchè a quel punto mi troverei davvero costretto dal dovere morale di cui sopra ad andare a Kemi e sputare in faccia a qualcuno. L'unico "revisited" che voglio associato ai Sonata Arctica è quello legato a quel piccolo gioiello che risponde al nome di "San Sebastian".
Sono triste. Davvero tanto, tanto triste e scoraggiato. I
Sonata Arctica e la Nuclear Blast hanno letteralmente stuprato e infangato la memoria di un album storico, meraviglioso e intoccabile.
Queste cose NON SI FANNO. Ogni fan dei Sonata Arctica che si ritiene tale, di fronte a questo scempio, non può che restare indignato, schifato, tradito.
Kakko, non ti ci ho mandato con "Pariah's Child", ma qui non te lo toglie nessuno, dal profondo del mio cuore infranto: VAFFANCULO.
Quoth the Raven, Nevermore..