I
Revocation sono tornati, stavolta sotto Metal Blade, con questo nuovo full-lenght, il quinto della loro carriera, più aggressivi che mai e sempre guidati dal carismatico
Dave Davidson.
'Deathless', questo il titolo del disco, vuole conferire quell'aura di immortalità al thrash-death technical metal del gruppo bostoniano. Arrivati alla quinta uscita gli statunitensi sviluppano ancora il loro sound, combinazione di riff possenti e complessi, cambi di tempo, assoli al fulmicotone ma non esagerati, il tutto compattato in un muro di suono dall'effetto assicurato. Una tecnica ampiamente esplicitata, mai ostentata, è dunque il fulcro dello stile dei
Revocation che si ricollega talvolta al death con melodie di chitarra sapientemente imbastite,
'A Debt Owed to the Grave', talora ad un metal più moderno con una notevole elaborazione vocale, come nella title-track, altre volte richiamando il thrash classico,
'Labyrinth of Eyes', od ancora sperimentando ed apportando quel pizzico di novità necessario all'evoluzione dello stile, come accade in
'Madness Opus'. Proprio quest'ultima risulta diversa dalla canonica espressione musicale dei
Revocation, una incedente avanzata funebre con un certo appeal groove, arricchita da pregevoli melodie di chitarra e basso. La scontatezza non fa dunque parte del vocabolario del quartetto americano, in perenne ricerca dell'elemento perfetto da inserire nella propria opera (si notino gli sprazzi di prog in
'Scorched Earth Policy'). Da segnalare assolutamente la possente
'The Blackest Reaches' e
'United Helotry', evocativa e con un eccellente lavoro del bassista
Brett Bamberger.
Siamo dunque di fronte ad un altro imprescindibile capitolo della discografia dei
Revocation, mai noioso, anzi coinvolgente e stimolante, con una tecnica invidiabile ed una coscienza musicale olimpica.
Deathless
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