Tornati alla ribalta qualche anno fa, grazie anche all’interesse maturato dai metal kids più giovani verso un certo tipo di sonorità, i
Fingernails stanno raccogliendo ora quello che hanno seminato negli anni ’80, quando, diciamocelo chiaramente, nessuno se li è filati. Su quanto in realtà meritino queste nuove attenzioni se ne potrebbe parlare per ore e ore. Personalmente li ho sempre ritenuti un gruppo minore, e il fatto che all’epoca non riuscirono a entrare di diritto nella lista dei grandi del metal nostrano significherà pur qualcosa… Averli riscoperti ora gli sta dando una nuova possibilità, ma quanto merito c’è e quanto invece la cosa è dettata dalla bruttissima moda attuale di rivalutare, a prescindere, qualsiasi band ‘antica’? A voi il verdetto, io la mia l’ho già detta…
In questo clima di revival e autocelebrazione, quindi, la band decide, a venticinque anni dalla sua pubblicazione, di dare di nuovo alle stampe il suo debut album, con una nuova copertina (orrenda) e soprattutto una registrazione nuova di pacca effettuata dalla formazione attuale (o meglio, quella dell’anno scorso, visto che c’è stata una rivoluzione che ha visto di nuovo il solo Angus portare avanti la baracca, richiamando niente meno che il suo vecchio compagno di merende negli anni ’80, Bomber, e il vecchio batterista Locomotive).
È inevitabile, a questo punto, porsi la fatidica domanda: ne valeva davvero la pena? Era davvero necessaria questa operazione? Come ho avuto modo di dire altre volte, e per band ben più importanti (Exodus, Sodom, etc), odio letteralmente questo tipo di progetti. Gli album degli anni ’80 devono buona parte del loro fascino anche, se non soprattutto, al sound di quell’epoca, per quanto possa essere, spesso e volentieri, misero, scarno, spompato, e tutto ciò che volete aggiungere dopo questi aggettivi. Ma almeno suonano VERI, rispecchiano quello che le band erano in quegli anni, sono genuini… Le riproposizioni di questi anni avranno certamente un suono più corposo e potente, più nitido, ma perdono completamente il fascino di cui sopra…
E anche nel caso dei Fingernails il giudizio non cambia. E il dubbio che si vadano a ripescare vecchi lavori per evitare di fare figuracce con brani inediti (l’ultimo “Alles verboten” non era poi questo capolavoro…) è lecito. Cosa dire, i brani sono quelli che tutti coloro che seguono la band conoscono già. Il loro inno “Heavy metal forces”, la spudorata “Crazy for blow-jobs”, “Kill the rich”, e così via… Nulla di nuovo, quindi, e come sempre, quando si parla di queste operazioni, l’album è indicato solo per i super fans, o per i ragazzini che non riescono ad ascoltare un disco che non abbia una registrazione perfetta, così abituati a suoni finti e omologati. Per il resto, direi che l’acquisto è consigliato solo a chi vuole avvicinarsi alla band per conoscerla meglio, magari dopo averla vista suonare live, dove i nostri danno decisamente il meglio di se stessi. Chissà che non sarebbe stato meglio seguire l’esempio dei
Twisted Sister e limitare la propria attività ai soli show dal vivo…
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