Canto del cigno per i
Malnàtt, band bolognese che nei quindici anni di attività ha saputo coniugare heavy estremo, sperimentazione e ironìa. Il leader e cantante Porz rivendica il fatto di aver costantemente esplorato territori musicali differenti: dal black metal scandinavo al folk locale, dall’uso di strumenti non convenzionali a quello del dialetto felsineo.
Questo album è proprio una sorta di compendio stilistico della formazione e si articola in quindici brani, tutti compresi tra i due-quattro minuti. Si parte dalla mestizia di “Discordia”, per solo piano e voce, per arrivare a feroci schegge black come "Jormungand", "L’euroboro" o "La lancetta di Longino". Ma c’è spazio anche per il tiro rockeggiante di “Piramide” o per l’elettronica in “Teschio”, ed altro ancora.
Da segnalare la presenza in un terzo delle canzoni di Agghiastru (Inchiuvatu), legato ai Malnatt da antica amicizia.
Spiace per la perdita di un nome noto in ambito underground, ma rimane la convinzione che ritroveremo presto i suoi protagonisti impegnati in altri progetti. Per i fans del quartetto emiliano, un disco da avere.
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