Gli
Stench sono il "secondo gruppo" di
Johanness Andersson e
Jonathan Hultén dei grandiosi
Tribulation ed hanno esordito nel 2010 con
In Putrescence, un disco che fondeva death vecchio stile e thrash in modo molto grezzo e... putrido, non stupendo nessuno ma assestandosi su un livello quasi discreto. Oggi tornano con
Venture, album che vede una marcata vena black metal spuntare dal marcio sottobosco sonoro e tingere ulteriormente i brani di nero.
Anche qui, nonostante un miglioramento, non possiamo tirar fuori trombette e cotillons, visto che il pur gradevole lavoro non raggiunge un livello tale da staccarsi dalla media e toccare l'anima, affiancandosi invece ad altri dischi discreti già sentiti in questo campo. Capiamoci, l'album è valido, si ascolta con molto piacere, ha una bella atmosfera funerea e sinistra, amplificata da canzoni come
Way oppure dalla lunga
Celebration (che sfiora i 9 minuti) ed alterna brani più rabbiosi e diretti ad altri più introspettivi però... però non cattura fino in fondo, non possiede quella scintilla malata in grado di accendere la passione. Il disperato cantato urlato, talvolta più growl, si unisce bene alle dissonanze ed al suono ruvido e avariato, a volte convince appieno come in occasione di
Road e della
title track, ma un songwriting un po' zoppicante non è in grado di fare emergere tutte le potenzialità orrifiche dei nostri.
Gli amanti di
Necros Christos, Repugnant e
Master's Hammer gradiranno sicuramente, pur consci della mancanza di un gradino che li faccia salire al livello superiore.
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