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The Order of Israfel troviamo impegnato una vecchia conoscenza come il chitarrista Tom Sutton (qui anche cantante), già nei Firebird, nei Night Viper, ma soprattutto protagonista di quello che per me è il miglior lavoro dei Church of Misery: “Houses of unholy”.
Gli altri musicisti sono svedesi, di Goteborg, ed il gruppo è all’esordio.
Anche in questo caso siamo nei territori del doom, ma in una versione certamente più classica e rock rispetto, ad esempio, al fragoroso sound della formazione giapponese citata prima. L’album è sul genere di Lord Vicar, Count Raven, Pagan Altar, i primi nomi che mi vengono in mente. Doom metal esoterico, occulto, perlopiù cadenzato ed imponente ma con spunti ritmici anche incalzanti, vedi “The noctuus”. Ovviamente le chitarre sono protagoniste principali, grazie ai marmorei riff sabbathiani e alle sventagliate solistiche, ma il gruppo non trascura gli aspetti lirici e le atmosfere raggelanti.
Il minutaggio complessivo è imponente, un’ora circa, con la intimidatoria “Promises made to the earth” a guidare il gruppo dall’alto dei suoi quindici minuti. Anche se, in questo caso, neppure i solismi chitarristici riescono a cancellare l’impressione che il pezzo sia tirato troppo per le lunghe.
Comunque esordio interessante, in un genere che da qualche anno sembra vivere una seconda giovinezza.
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