"In conclusione, un disco riservato esclusivamente agli amanti di sonorità gothic e sinfoniche, per gli altri direi niente di imprescindibile, anche se potrebbero essere una piacevole alternativa ai già citati Epica. Sia mai che dopo un po' la rossa annoi.."Concludevo così, un paio di anni fa, la recensione di
"Power Dive", secondo album della carriera dei tedeschi
Voices of Destiny. Potrei concludere così anche la recensione di questo nuovo disco intitolato "
Crisis Cult", ma prima della conclusione direi che due righe di spiegazione sui perchè sono più che meritate.
Prima di tutto una premessa: la rossa finora NON ha annoiato. Saranno le mie vicende personali in terra irlandese, sarà che l'ultimo "Quantum Enigma" per il sottoscritto è un discone, ma gli Epica non hanno ancora smesso di stupire e di regalarci ottima musica.
Detto questo, i Voices of Destiny hanno virato leggermente le proprie sonorità rispetto al passato, prima di tutto cambiando vocalist e batterista e soprattutto limitando per quanto possibile le parti vocali del tastierista Lukas Palme, anche qui comunque assolutamente non sufficiente né convincente col proprio growl.
Dal punto di vista femminile invece cambia onestamente poco, la voce di
Ada è a livello di timbro molto simile a quella di Maike, anche se l'impressione generale è che la qualità sia leggermente scesa. Ma forse è solo questione di gusti.
I brani si bilanciano bene tra episodi più "violenti" e altri decisamente più melodici e sinfonici, creando un'alternanza che fondamentalmente non annoia mai. "
The Easy Prey" e il singolo "
Wolfpack" sono forse gli episodi maggiormente riusciti, col primo a farla da padrone all'interno del disco a livello qualitativo, grazie a un attacco tostissimo e a un giro di tastiera e chitarra davvero ben riuscito. Il resto rimane senza dubbio sufficiente ma non riesce mai a spiccare il volo, lasciando una sensazione sicuramente positiva ma al limite dell'incompiuto.
Meno gothic e più power sinfonico rispetto al precedente, "
Crisis Cult" è senza dubbio un album positivo ma che nulla dà e nulla toglie alla carriera dei
Voices of Destiny, che rimangono ahiloro invischiati in quel nutrito limbo di band che aspirano a diventare grandi. Occhio però, perchè siamo già al terzo album e la sindrome di Peter Pan è ormai dietro l'angolo, così come il rischio di vivere per sempre nella mediocrità dell'anonimato..
Quoth the Raven, Nevermore..
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?