Per recensire il nuovo album dei greci
Black Fate, mi tocca fare un paragone ed andare a scomodare uno di quei gruppi che, seppur di nicchia, sono considerati "intoccabili" da buona parte dell'utenza progghettara, non solo di questo portale. Sto parlando, amici miei, dei
Conception. La band di Tore Østby e Roy Khan è nel cuore di tantissimi di noi, per quella sapiente miscela di metal, un riffing duro ma articolato, un impasto sonoro che tanto doveva al prog dei primi anni 90 e, soprattutto, la voce di
Khan, forse ancora un pelo acerba ma già alle sue vette espressive.
Questo enorme pistolotto introduttivo serve, eccome, se vi accosterete a "
Between Visions & Lies". Soprattutto, e sfido chiunque a smentirmi, per l'accoppiata riffing cazzuto-voce di
Vasilis Georgiou, un cantante de-li-zio-so, figlio del Roy che fu (e dio solo sa quanto mi manca!) che possiede la stessa invidiabile abilità di dosare, drammatizzare, teatralizzare ogni nota che emette. Il tutto abbinato ad un platter mai noioso, convincente, con assoli al fulmicotone (l'ottimo
Gus Drax, manco a farlo apposta, mi ricorda moltissimo Gus G.!) e strutture melodiche vincenti, grazie anche ad un uso sapiente dei cori.
Si parte in tromba con la splendida "
Rhyme of a False Orchestra", che puzza di Kamelot ma nel senso buono, con qualche orchestrazione in meno e un pò di muscoli in più; "
Lines in the Sand" continua sulla stessa falsariga, così come la stupenda "
The Game of Illusion"; prendete un amico distratto ma sufficientemente sapiente in campo power/prog/ecc., fategliela ascoltare e chiedetegli chi è. Vi dirà Kamelot, o Conception. Ma vi assicuro che qui non si parla di plagio, niente affatto; l'album è ispirato e coinvolgente, sufficientemente prodotto e ottimamente ispirato, tanto che vi troverete a riascoltarlo senza neanche accorgervene. Tutto questo, ovviamente, se le due band succitate rientrano nel vostro Paradiso Metallico. Come per me.
Insomma, ho appena fatto una grande scoperta che non mancherò di approfondire. Date una chance ai Black Fate, questo disco merita eccome.