Perplessità.
E' questo il sentimento preponderante durante e dopo l'ascolto di questo nuovo lavoro dei
Threshold. Perplessità e un briciolo di delusione, perchè da gente come gli inglesi ti aspetti sempre qualcosa in più, un po' perchè ti hanno sempre abituato bene e un po' perchè sprecare il talento è sempre un dispiacere.
"
For the Journey" non è un album brutto, ci mancherebbe altro. Gli album brutti sono altri, sono quelli che fatichi a finire e ti fanno sanguinare le orecchie, nel senso peggiore del termine. Questo invece è un album da poltrona, scritto in poltrona, suonato in poltrona e da ascoltare in poltrona, con un bel bicchiere di Porto, un caminetto e un cane.
E' un album che, a differenza del passato della band britannica, avanza davvero poco di Prog e abbraccia sonorità più intimistiche, senza improvvisi cambi di ritmo o tecnicismi fini a sé stessi. E' ragionato, con un
Damian Wilson che in questo a volte ci sguazza e a volte sembra un pesce fuor d'acqua. Intendiamoci, a me Wilson piace da impazzire (anche se reputo il defunto Mac il miglior vocalist che i Threshold abbiano avuto nella loro storia) ma qui sembra il più seduto del lotto, quasi scazzato e senza troppa voglia di stupire, come se ciò che doveva dimostrare al mondo l'avesse già ampiamente dimostrato e..e basta, fine, va bene così.
Gli 8 brani del disco faticano a decollare, non riescono nell'impresa di entrare sottopelle e rimanerci e, alla fine dell'ascolto, lasciano quasi indifferente, che è forse ancor peggio di fare schifo. Non è una cosa che ti aspetti dai Threshold, un songwriting così poco ispirato e una prestazione globale semplicemente scolastica.
Dalla mediocrità spiccano "
The Box" che, a fronte di una parte iniziale meravigliosa nel suo lento incedere, si apre coi minuti e diventa un pezzo realmente da Threshold e la bellissima "
Autumn Red", dove finalmente Wilson esprime gran parte del suo potenziale. Discreta anche l'opener "
Watchtower On The Moon", ma se ci si accontenta di brani del genere vuol dire davvero essere di bocca più che buona.
Marchiato come prog ma senza esserlo realmente, "
For the Journey" è senza dubbio il punto più basso della discografia dei
Threshold. Non brutto, ribadisco, ma un album che nulla aggiunge a una carriera che forse ha già sparato le cartucce migliori. Spero vivamente di sbagliarmi, perchè un talento del genere non può certo esaurirsi così.
Quoth the Raven, Nevermore..