Al loro esordio discografico, dopo una serie di demo e compilation, i polacchi
Doombringer ci offrono un death metal marcio e dal fetore di zolfo, debitore di gente come
Necros Christos o
Grave Miasma.
Il quartetto di Kielce aggiunge, alle influenze sopra citate, una spiccata propensione per il riffing thrash ed un gusto per l'arrangiamento che potremmo definire, in qualche modo, debitore dell'hard rock settantiano.
"The Grand Sabbath" è, di conseguenza, un album oscuro, quasi tormentato, in costante bilico tra partiture doomish ed accelerazioni americane, violento e marcescente come solo il vero death dovrebbe essere.
A questo miasma sonoro i polacchi contrappongono, probabilmente esaltandolo ulteriormente, un intelligente uso della chitarra solista che, volentieri, ci offre spunti melodici di grande qualità, e condiscono la loro ricetta con un approccio vocale molto personale.
Medium Mortem, voce del gruppo, infatti varia costantemente il suo cantato, andando spesso a finire in territori black metal per poi tornare, repentino ad un growl soffocante o a stentoree declamazioni di morte, avvicinandosi per tanto all'
Attila Csihar dei tempi migliori.
Insomma, da qualunque lato lo si voglia guardare,
"The Grand Sabbath" è pura emanazione di nero, è asfissia che ci soffoca, è puzza che ci stordisce.
Siete pronti a farvi dal male?
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