Ten, un nome, una marca, una garanzia. Da quel lontano 1995, anno di fondazione,
Gary Hughes e soci ne hanno sbagliate veramente poche, riuscendo a ritagliarsi uno spazio più che meritato tra i Grandi del panorama hard melodico. Così, questo 2014 vede ritornare i britannici più in forma che mai, con un album che sin dal titolo celebra le loro origini.
"
Albion" ha tutto quello che un fan dei Ten si aspetterebbe: copertina disegnata con avvenente fanciulla, melodie muscolose ma sempre cantabilissime, solos pregevoli (a maggior ragione adesso che la formazione è passata a sette, con ben tre asce al servizio di Gary), ed il timbro inconfondibile del mastermind.
La qualità del suddetto platter, come sempre, è un filo altalenante, essendo il più grande rischio quella ripetitività di strutture e di armonie, sempre dietro l'angolo (secondo me) per i Ten. Stavolta i brani convincenti sono un bel pò, per fortuna. Per amor di cronaca, quelli che mi hanno lasciato più velocemente un segno nel cervello sono:
- "
Albion Born", vero inno alla madre patria
- "
Gioco d'amore", lentone con tanto di ritornello in italiano pronunciato malissimo, che pare Julio Iglesias!
- "
A Smuggler's Tale", forse il brano più energico e coinvolgente del lotto
- "
Die for Me", il singolo è il classico Ten-hit, riffico e anthemico.
Insomma, per i fans dei Ten, "Albion" è il graditissimo ritorno di una band sempre in forma. Per tutti gli altri, album piacevole e 'standard', ma credetemi, se fosse questo lo standard per tutti, sarebbe un mondo migliore.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?