Prendete un gruppo di redneck panzoni del sud degli Stati Uniti, Georgia per la precisione, imbottiteli di birra, mettetegli in mano gli strumenti, alzate il volume fino a saturare ampli e casse, ed avrete gli
American Heritage.
La band, sin dall’iniziale “
Eastward Cast The Entrails”, ci rovina addosso tonnellate di note furibonde e selvagge, tra hardcore, thrash, crust punk, un pizzico di postcore, con un tasso alcolico oltre i livelli di guardia. A ciò aggiungete un cantante perennemente in overdrive con la voce, urlata a pieni polmoni, come se non ci fosse un domani.
“
Prolapse” è tutto questo, e bisogna aspettare la quarta traccia, “
Constant And Consuming Fear Of Death And Dying” per avere un rallentamento associato a pizzico di melodia, prima di riesplodere in “
Mask Of Lies”.
Da rimarcare che su nove tracce ben tre sono cover, tutte e tre rimarcabili, in particolare “
Bulleproof Cupid” dei
Girls Against Boys, canzone acida ed ipnotica.
Aggiungo che la poetica, l’iconografia, la ragion d’essere e l’intima essenza degli
American Heritage sta tutta nel titolo del disco e nella copertina, degna degli
Anal Blast.
Cafoni di tutto il mondo accorrete in massa!
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