Incredibile colpo di coda per gli svedesi
Axenstar, che al sesto tentativo finalmente riescono a centrare pienamente il bersaglio pubblicando un disco davvero riuscitissimo come questo "
Where Dreams Are Forgotten", edito dalla brava
Inner Wound Recordings che dopo i Persuader sta mettendo su un roster davvero invidiabile.
Non per mancanza di fiducia o stima, ma gli Axenstar pur essendo rimasti sempre tra le mie band preferite tra quelle power di seconda fascia sono, appunto, di seconda fascia: i primi due album, in particolare il debutto "
Perpetual Twilight" uscito per la spagnola
Arise nel 2002, sono stati un po' episodi isolati, con "
Inquisition" e "
Final Requiem" piuttosto trascurabili, fino a giungere al disco del ritorno, ovvero "
Aftermath" del 2011, che raggiungeva la sufficienza ma senza eccellere, e segnalandosi per un appesantimento fin troppo vigoroso e un mood piuttosto oscuro.
Questo "
Where Dreams Are Forgotten" ripesca invece a perfezione l'ispirazione del primo disco e, con notevoli sopraggiunte esperienza e maturità, si segnala per essere probabilmente il disco più ispirato e completo della loro discografia. Contraddistinto da una buonissima produzione (a differenza del disastro dei primi album), l'iniziale "
Fear" mette subito le cose in chiaro: power metal a mazzetta, velocità sostenute, lontane però dalla zuccherosità happy gay metal dei
Freedom Call, e continuamente contraddistinte da un nonsochè di oscuro, negativo, ansioso, certamente ispirato dalla stranissima, particolarissima ma amabile voce di
Magnus "Anacleto Mitraglia" Winterwild che col suo timbro così nasale e squillante è indubbiamente un elemento distintivo della musica degli Axenstar. Insomma, o ne risulta l'elemento caratterizzante e vincente, oppure costringe a scapparne per starne alla larga.
Noi ovviamente facciamo parte da sempre della prima schiera, ed anzi lo lodiamo per occuparsi anche delle chitarre, del basso e pure delle tastiere, insomma il vero ed unico deus ex machina degli Axenstar, peraltro con anche un deciso carisma data la corporatura ed il taglio di chioma, oggigiorno, completamente rasato. Dove sono i bellissimi lunghi capelli di una volta?
Detto questo, "Where Dreams Are Forgotten" è semplicemente un disco molto ispirato, zero filler, belle melodie, è scomparsa l'eccessiva aggressività mostrata in "Aftermath", funziona sia nei brani più tirati (davvero riuscita la furiosa "
Annihilation") sia in quelli mid tempos che sono fantastici, vedi "
Inside the Maze", "
Curse of the Tyrant" e la meravigliosa "
The Return", senza dubbio una delle migliori della loro intera discografia, con un cantato davvero sentito e partecipativo di Magnus. Tra echi di
vecchi Sonata Arctica, avvertibili nella bella "
The Reaper", gli Axenstar hanno comunque sviluppato una decisa personalità, proponendosi alfieri di un power metal variegato, melodico ma non banale, energico ma non monotono, aggressivo ma non pesante.
Seppur siano assai poco considerati, ed in Italia ancor meno conosciuti, sono onestamente commosso nel vedere una band così autentica e sincera arrivare caparbiamente a questi risultati dopo anni ed anni di tentativi, talvota mediocri talvolta buoni, nonostante i pochi, anzi nulli risultati commerciali. Questo è amore per la musica, è amore per il metal.
"
Where Dreams Are Forgotten", al pari del pur acerbo ma ispiratissimo debut "
Perpetual Twilight", è il miglior disco della discografia degli
Axenstar ed è un gran disco, senza dubbio uno dei migliori tre usciti in ambito power nel 2014. E non solo...