Il
Sommo Graz reclamerà la mia testa per il sacrilego paragone, ma la mia psiche deviata associa da sempre l’abbinata
Devils-
Angels dei
The 69 Eyes alla doppietta d’esordio degli
Hammerfall.
Ricordo ancora le discussioni ai tempi dell’università: pur riconoscendo gli indubbi meriti di un sequel come
Legacy of Kings, non mi andava giù la sfacciataggine con cui il gruppo svedese aveva clonato il format del fortunatissimo esordio.
Ma insomma, dico io, almeno fate finta: stessa durata, pezzo veloce in apertura, ballad a metà e alla fine del disco, cover di un gruppo tanto bravo quanto sfigato per dimostrare la propria truezza, terza traccia in scaletta che s’intitola
Hammerfall nel primo e
Let the Hammer Fall nel secondo…
In realtà potrei continuare ancora, ma mi fermo poiché l’album di cui mi accingo a scrivere, se possibile, è ancor più spudorato nel tentativo di emulare le gesta del predecessore.
Dunque, cerchiamo di essere analitici e di riordinare gli indizi in nostro possesso:
- titolo e copertina speculari ma concettualmente identici;
- 11 brani a testa;
- lunghezza del platter che varia giusto di un paio di minutini;
- title tracks poste all’inizio della scaletta e pressoché indistinguibili l’una dall’altra;
- ritornello di
Never Say Die non simile, ma uguale a quello di
Lost Boys;
- produzione e arrangiamenti sovrapponibili;
- medesima ricerca del perfetto bilanciamento tra dark/gothic e street/sleaze, alternate e amalgamate con piglio scientifico lungo la scaletta per non scontentare nessuno.
Vi basta?
Come si potrà immaginare, il fattore freschezza risente non poco di una riproposizione così pedissequa, senza contare che la qualità compositiva di
Angels si pone un gradino sotto rispetto al fratellino infernale.
Da ciò discende una generale banalizzazione dei tratti distintivi della band di
Helsinki, in questa sede davvero troppo facilona, commerciale e tamarra (fra copertina e testi c’è da mettersi le mani nei capelli).
Qualche buon momento (il riff di
Frankenhooker, il chorus di
Ghost) e la voce da novello Pete Steele (RIP) di
Jyrki riescono a tener su la baracca, ma nulla per cui rallegrarsi troppo.
In mezzo a tanto mestiere, quantomeno, spiccano le tracce aggiunte in questa edizione speciale: l’energica
Only Fools Don’t Fall Once More e la vecchia conoscenza
Wrap Your Troubles in Dreams fungono da efficace diversivo, e rendono
Angels un po’ più appetibile.
Al tempo stesso, consigliarne spassionatamente l’acquisto sarebbe un gesto spregevole da parte mia.
The Clone Wars.
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