Copertina 7

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2002
Durata:53 min.
Etichetta:Silverdust Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. MOTOR
  2. ONLY ONE
  3. DEATH IN VEINS
  4. I HATE
  5. ASTROBASTARD
  6. EVERYWHERE
  7. GOSICK
  8. MIRROR
  9. BLACK NO.1
  10. MYRA

Line up

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Dal profondo della Germania, giunge a noi sulle ali della tristezza e della malinconia, questo combo formato da cinque musicisti alla ricerca della luce perduta. Vi dico subito che se cercate un dischetto allegro, spensierato e solare, non pensate nemmeno di avvicinarvi per un attimo a questo ‘Songs For A Dying World’. Il platter trasuda malinconia e decadentismo in ogni dove, una visione in nero senza possibilità di salvezza, sempre in bilico tra i grandissimi Katatonia più ispirati, i 69 Eyes più oscuri ed i Type O’ Negative più rassegnati, senza mai dimenticare alcune sonorità che hanno reso immortali i Black Sabbath. L’album inizia ‘Motor’, una song in puro Sentenced style per poi passare ad ‘Only One’ sicuramente più rock oriented, in cui la voce di Michael Huber detta sicuramente legge, ora profonda, ora più aperta sul refrain del ritornello. ‘Death in Veins’ ed ‘I Hate’ rappresentano la disperazione più totale, canzoni ricche di sentimento e di fortissime tinte grigie e nere, che riescono ad arrivare dritto all’anima di chi ascolta. Le successive ‘Astrobastard’ ed ‘Everywhere’, ci ricordano come il combo tedesco sia ancora ancorato al suono della band di Ozzy/Iommi/Butler/Ward, con la seconda track del binomio nettamente più veloce ed incalzante della prima. ‘Godsick’ rappresenta una song abbastanza interlocutoria nel complesso dell’album, sicuramente non all’altezza delle precedenti, mentre ‘Mirror’ brilla di propria luce nera, inquietante e lugrube. La chicca dell’album è sicuramente la cover di ‘Black N.1’ dei Type O’Negative, presente sul monumentale ‘Bloody Kisses’…la song è molto simile all’originale, ma sembra stata scritta apposta per quest’album. ‘Myra’ conclude in tristezza l’album, riportando alla memoria ancora una volta quei momenti di tristezza che ognuno, chi più e chi meno, nella vita ha passato. In conclusione, un album introspettivo, da ascoltare in completa quiete e solitudine, delicato e profondo, degno di navigare sul piatto mare della malinconia. Se siete anime oscure che ricercate un po’ di poesia in un mondo che sembra aver dimenticato il fascino della decadenza, avete trovato chi può ricondurvi sl sentiero perduto. E ricordatevi che “music that doesn’t touch, is a waste of time”.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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