Per capire meglio questo
In The Shadow Of The Inverted Cross bisogna fare un passo indietro e spiegare un paio di cose.
Innanzitutto che i
Sorcerer (sebbene al debutto ufficiale) non sono una band nuova. Si formano, infatti, nel lontano 1988 quasi per scommessa, senza nessun proposito se non quello di scrivere qualche canzone in stile epic-doom insieme. Il risultato sono una manciata di pezzi che finiranno su due demo, poi pubbliicati nel 1995 dall'etichetta di
John Perez dei
Solitude Aeternus, con il nome
Sorcerer. Questi demo vengono poi rimasterizzati e pubblicati nuovamente nel 2004 e, qualche anno dopo, arriva l'invito per suonare all'
Hammer of Doom Festival dove i Nostri tengono un grande show e sono stupefatti dall'accoglienza loro riservata. Da qui la decisione di ricostruire la band.
Quella che si presenta oggi è una formazione diversa rispetto a quella che incise il materiale degli anni '90; della prima incarnazione rimangono J
ohonny Hagel (ex-
Tiamat, ex-
Sundown) e
Anders Enberg (ex-
Lion's Share, ex-
Twilight, ecc) di conseguenza il suono è un pochino differente.
L'epic doom metal dei
Sorcerer del 2015 è meno denso, cupo e oppressivo che in precedenza, il genere è lo stesso ma l'aspetto classic metal è ancora più preponderante e la splendida voce di
Anders è la vera protagonista dei pezzi che sono più "diretti" e "fruibili" sebbene tutt'altro che scontati, intrisi di assoli da lacrime e melodie realmente toccanti.
Prova ne sono le squisite linee di
Sumerian Script, la magnifica
Lake Of The Lost Souls con i suoi stupendi movimenti, lenta, epica, sulfurea ma mai troppo scura o opprimente; la movimentata
Exorcise The Demon e la sua maestosità suprema, la lenta e carezzevole
Prayers For A King, la più diretta, semplice e quasi hard rock
The Gates of Hell (che, usata come apripista per il disco aveva destato qualche perplessità), la malinconica
Pagans Dance... Potrei farvi venire la schiuma alla bocca continuando a trovare aggettivi per descrivere cotanta bellezza, una profonda emozione musicale che mi ha provocato più di una "pelle d'oca"... Per meglio capire, usando i paragoni, pensate ai
Black Sabbath dell'era
Tony Martin, ai primi
Veni Domine (senza l'ingombro delle tastiere), ai grandi
Memory Garden, ai
Candlemass, ovviamente.
Tutto bello? Tutto perfetto? Quasi. Appellandomi ad un obiettività inizialmente frastornata dall'esaltazione, devo ammettere che ci sono un paio di episodi meno ispirati e un pochino sotto tono rispetto al resto ma, anche se in ritardo di 27 anni, è sempre un debutto, no?
Ora che la band sembra pronta a mettersi in moto in maniera definitiva, potendo anche contare sull'appoggio della
Metal Blade, speriamo in un prosieguo ancora migliore ma, soprattutto, che non si debba attendere oltre un quarto di secolo per un secondo capitolo. Se ancora in vita, sarei un po' vecchiotto per girare per casa con le corna al cielo.
The Dark Tower Of The Sorcerer
The Gates of Hell