Ho appena finito la recensione dei loro compagni di scuderia
Society Sucker, ed ecco che mi imbatto nei
Crucified. Le similitudini tra i due gruppi sono molte, a partire dalla più macroscopica, e cioè che entrambi suonano hardcore. Certo, in questo caso la provenienza del gruppo influisce non poco sullo stile. I Crucified, infatti, vengono dalla Bay Area, quindi il loro HC è decisamente differente da quello di stampo newyorkese dei Society Sucker. Quello che li accomuna, invece, oltre al fatto che l’EP è stato pubblicato sia su 7” che distribuito digitalmente, è la totale mancanza di informazioni. Anzi, in questo caso direi che la cosa si aggrava notevolmente, visto che i nostri non hanno un loro sito ufficiale, sul loro Facebook non vi è la benché minima nota biografica (se non uno stringato “…and then there was crucified…”), non si sa quando si sono formati, né c’è una loro foto ufficiale, anche se mi è parso di capire che dopo la pubblicazione di questo EP il gruppo si sia sciolto, ma non ci giurerei. Direi che non è proprio un ottimo modo per promuovere la propria band, ma tant’è… Ognuno fa le proprie scelte, rispettabilissime, ma per noi il lavoro diventa veramente complicato senza la collaborazione degli artisti o della loro casa discografica…
Chiusa questa parentesi (doverosa), andiamo ad analizzare quanto proposto dal quintetto americano. Quattro brani, soltanto dieci i minuti totali, ma assolutamente pieni di violenza. A differenza dei Society Sucker i Crucified sono più contaminati. Il loro HC flirta pesantemente con il thrash, delineando uno stile che non esiterei a definire crossover (come si intendeva negli anni ’80, ovviamente…). Molto più violenti dei primi, quindi, basta scoltare l’opener “Dead of sleep” per accorgersene fin da subito. I quattro brani schizzano via con violenza, non lasciano respiro, e la voce indiavolata di Nick Rockwell dà un senso di claustrofobia non da poco.
Buona l’alternanza tra parti in your face e rallentamenti pachidermici, che appesantiscono notevolmente la proposta dei nostri, pronti però a ripartire a mille quando è necessario. Buona anche la registrazione, molto underground ma al tempo stesso non una fogna a cielo aperto come troppo spesso ci capita di ascoltare.
Che dire, come nel caso dei Society Sucker dieci minuti non possono dare un’idea completa del vero valore di una band, ma anche in questo caso mi sento di sbilanciarmi e di promuovere completamente i Crucified, vera e propria macchina da guerra, che dal vivo, suppongo, non lascia davvero feriti. La speranza è, anche in questo caso, che un prossimo full length riesca a rendere pienamente giustizia al quintetto, perché se lo merita decisamente…
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