Molto curato, anche graficamente, il nuovo album dei modenesi
Fakir Thongs, gruppo nato circa tre anni orsono che ha saputo già mettersi in luce nell’underground rock nazionale.
Il loro stile cerca di fondere la robustezza dello stoner moderno con vibrazioni dello psych-sound settantiano, vedi l’utilizzo delle tastiere e di sprazzi di liquidità. Una miscela gradevole, né troppo intensa né dolciastra. Grande attenzione alla forma canzone, alla robustezza delle ritmiche, all’aspetto melodico del cantato gentile di Alessio Cortelloni. Ascoltando il disco vengono in mente nomi come Astrosoniq, Truckfighters, Blaak Heat Shujaa, ma i nostri connazionali hanno una identità propria.
Qualche concessione grungy (“Storm”, “Fakir Jimmy”), stoner elegante (“Habanero”) ma anche soluzioni più raffinate (“Seven”, “Through the chimney”), compongono un disco valido, vario ed interessante.
Ancora una volta, la scena heavy rock italiana non tradisce.
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