Feral - Where Dead Dreams Dwell

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:43 min.
Etichetta:Cyclone Empire

Tracklist

  1. SWALLOWED BY DARKNESS
  2. CREATURES AMONG THE COFFINS
  3. AS THE FEAST BEGINS
  4. SUFFERING TORMENT
  5. CARVING THE BLOOD EAGLE
  6. INHUMATION CEREMONY
  7. THE CRAWLER
  8. OVERWHELMED
  9. MASS RESURRECTION
  10. SUCCUMB TO TERROR

Line up

  • Viktor Eriksson: Bass
  • David Nilsson: Vocals
  • Markus Lindahl: Guitars
  • Roger Markström: Drums

Voto medio utenti

La prima volta che sentii il death and roll degli svedesi Feral fu ai tempi dei demo “Graverobber” e “Welcome to graveyard” nel 2009. Anche se non entrarono prepotentemente nelle “mie grazie” come fecero altre band underground svedesi del periodo (v. Bomb of Hades ed Entrails), annotai mentalmente il loro nome ripromettendomi di ascoltarli con più attenzione al momento della loro prima uscita ufficiale.
Tempo un paio di anni, e nel 2011 uscì il debut “Dragged to altar” per lbex Moon; disco in cui i nostri ripresero quanto di buono proveniva dai demo a cui si aggiunsero una manciata di pezzi di nuova produzione. L’album in sé è di quelli etichettabili come “simpatici”; lavori che non sconvolgono i canoni del genere – anzi a ben vedere c’era una certa ridondanza ed autocitazione – ma che riescono ad arrivare alla naturale conclusione senza aver voglia di premere il tasto “forward” del proprio lettore.
Dopo ben quattro anni di pausa, a causa dei classici assestamenti di lineup, per Cyclone of Empire esce il qui presente “Where dead dreams well”, lavoro che non sembra risentire dello stop forzato.
Il contenuto di “Where dead…” non è variato di molto dal debut, classico death metal svedese con pompatissime chitarre a zanzara che macinano riff su riff (in cui compaiono aperture death ‘n roll in stile Grave periodo “Hating life) , batteria rutilante, linee di basso grasse e growl incazzato come se piovesse.
Tutto ok dunque? Purtroppo no.
Gli elementi per cucinare un album di sicuro successo commerciale ci sarebbero tutti, ma dopo la prima manciata di canzoni la sensazione di deja-vu, specie in chi è cresciuto come il sottoscritto con pane e death metal, diventa sempre più ingombrante.
Con ciò non intendo affermare che la decina di canzoni che costituiscono “Where dead dreams well” sian brutte o mal eseguite, bensì che nella sua totalità, i Feral suonano esattamente come ci si aspetta che suonino.

Non una nota di più, non una nota di meno.

Un album che, per evidenti “limiti di genere”, non può rientrare nell’olimpo dell’eccellenza, ma che per la sua stessa natura ingrossa la lista del “manierismo” musicale svedese.

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