Caso vuole che appena dopo quello dei Nelson, il caotico mercato discografico contemporaneo proponga il ritorno dei
Trixter, due formazioni rivalutate dal sottoscritto solo nei tempi recenti.
La piccola (nemmeno tanto “piccola” invero … a posteriori devo ammettere di essere forse stato un po’ troppo generoso e di aver “regalato” un mezzo punto alla valutazione finale del nuovo lavoro dei “fratellini” …) delusione patita per “Peace out” non mi tranquillizzava per nulla, ma per fortuna si è trattato di timori del tutto infondati, dacché “Human era” mantiene esattamente quello che promette: quarantacinque minuti di puro godimento “party metal”, momenti fugacemente “malinconici” compresi.
Una “roba” assolutamente rigorosa e abbastanza “nostalgica”, se vogliamo, ma concepita e suonata con una
verve e un’energia davvero impressionanti, tali da rendere l’albo addirittura superiore al già pregevole “New audio machine”, che aveva consentito a questo “maturo”
rockofilo di rivedere i suoi giudizi sulla frizzante
band statunitense.
E poi, non so, sarà perché già la “vita reale” è piena di complicazioni, avevo proprio voglia di essere travolto da una ventata di positività sonora, fresca e rigenerante come solo maestri del calibro di Def Leppard, Warrant, Bon Jovi, Motley Crue, Black n’ Blue, Van Halen e Danger Danger hanno saputo produrre nella loro storia, senza scadere nella leziosità e nel manierismo.
Ed eccoci arrivare al nocciolo della questione … occorrono sensibilità e ispirazione anche per suonare “spensierati” e se i Trixter sono credibili e incredibilmente efficaci in questa difficile operazione è perché sono dotati di uno spiccato talento e di una vocazione alla materia certamente non comune.
Nessuna vera “sorpresa” dunque, solamente una manciata di belle canzoni, melodicamente vincenti e appassionanti, piene di cori a “presa rapida” e di
groove, capaci di veleggiare tra vigore e sentimento con innato buongusto e straordinario equilibrio.
Francamente nel programma non c’è un solo brano che mi sentirei di escludere dalla menzione, e tuttavia sono pure costretto a confessare una speciale predilezione per gli
anthem contagiosi “Rockin’ to the edge of the night”, “Crash that party” e “All night long”, nonché per gli irretenti e vitali intimismi di “Every second counts”, “Beats me up” e della delizia Leppard/Jovi-
iana “Midnight in your eyes”, esempi sfavillanti delle due facce di una medesima, assai preziosa, medaglia artistica.
Suggerendo, infine, agli estimatori dei Whitesnake di prestare attenzione a “Soul of a lovin' man” e alla sua produttiva devozione, non mi resta che segnalare i potenti effetti antidepressivi di “Human era”, un balsamo in grado di stimolare i gangli sensoriali e mettere di buon umore, il tutto senza la benché minima controindicazione … le modalità d’uso ne raccomandano una somministrazione massiccia, con un’unica avvertenza … può dare assuefazione.