È maledettamente difficile parlare di questo nuovo disco dei
Virgin Steele. Da un lato perché la band americana è stata per me davvero importante, sono molto legato a DeFeis e soci ed i loro capolavori
Noble Savage, Age of Consent, i due magnifici
The Marriage of Heaven and Hell ed il grandissimo
Invictus passano tuttora nel mio stereo con regolarità, dall'altro non si può negare che ad un certo punto (facciamo dal 1999 in poi) sia cominciato un lento cambiamento che ha portato la band newyorkese a diminuire l'apporto classicamente metal nella propria musica a favore di un aspetto teatrale più marcato. Da qui sono nati i due pretenziosi
The House of Atreus, dischi composti da una notevole quantità di musica, intro, outro, ma ancora da belle canzoni. Insomma, si era giunti proprio al limite. Questo cambiamento è poi sfuggito di mano e l'ego smisurato di
DeFeis ha preso il sopravvento materializzandosi in dischi ampollosi e inconcludenti, arrivando alla "pessima figura" fatta col precedente
Black Light Bacchanalia.
Scusate l'introduzione ma era doverosa per inquadrare le mie preferenze circa la discografia degli americani e capire meglio il mio giudizio su questo nuovo, TREMENDO
Nocturnes Of Hellfire And Damnation.
Ammetto che alla vigilia di questo disco speravo ancora in un miglioramento, confidavo in una presa di coscienza collettiva, perché quando una band cambia stile, mentalità, interessi, solitamente ha un'idea di dove vuole andare, cosa vuole raggiungere. Una flebile speranza è stata anche alimentata dai due pezzi resi disponibili nei giorni scorsi che, al netto dei miagolii di
David, lasciavano presagire qualcosa di interessante. Niente, i
Virgin Steele si sono impantanati nel nulla cosmico ed è questa la cosa che fa più arrabbiare.
Nocturnes Of Hellfire And Damnation conta 79 minuti di musica e, sinceramente, non ho idea di quello che la band voglia oggi proporre visto che la prima parte del lavoro sembra voler tornare al passato infondendo buona energia nei pezzi, con chitarre tornate a farsi sentire ed un basso importante. Mentre la seconda metà... ce ne occuperemo tra poco.
Pronti-via
Luzifers Hammer pare una gran canzone ma viene subito mandata alle ortiche dalla quantità esagerata di gridolini di
DeFeis che rincorre registri impossibili, ma possiamo portare pazienza, dopotutto siamo solo all'inizio.
Queen of The Dead sarebbe un bel mid tempo roccioso ma, anche qui, il nostro gattone vuole strafare facendo lampeggiare il livello di guardia. Su
Black Sun - Black Mass sentiamo invece
David rispolverare il suo registro più aggressivo, per arrivare infine a
Persephone, pezzo realmente molto bello, splendidamente giocato tra durezza e malinconia, esempio di quello stile barbaric-romantic che i
Virgin Steele hanno creato anni addietro.
SE il disco continuasse su queste coordinate,
SE il nostro miagolatore folle (mannaggia a lui...) riuscisse a limitarsi, parleremmo di un album anche piacevole. La realtà però è tristemente diversa. Il lavoro precipita presto in una nullità cosmica, in una mancanza di idee raccapricciante, continui acuti stentati, brani imbarazzanti che si dilungano oltre il dovuto e si barcamenano tra l'hard rock e l'opera, con un costante alone gotico presente. Tutti i pezzi hanno una evidente malinconia di fondo, ogni tanto viene inserito qualche breve spezzone poetico ma sono momenti che durano davvero poco, troppo poco perché una canzone possa essere definita buona. Di questo pastone sonoro è difficile ricordare qualcosa, il mood di questi ultimi brani è molto simile e, alla fine, risultano componimenti vuoti e a tratti imbarazzanti. Sto male solamente pensando alla versone 2CD digipak che conta 29 tracce.
Altro aspetto molto negativo del disco: la produzione. I suoni sono secchi, distaccati, la voce è mixata molto alta, scelta che la rende ancora più invadente (come se già non lo fosse abbastanza) fatta forse per compensare una scarsa potenza "all'origine". Certe parti, cambi di atmosfera o assoli, sembrano letteralmente incollati sulla base sonora; emblematico il minuto 2,36 di
The Plague And The Fire in cui il solo di
Pursino viene preso e gettato sulla traccia con un timing discutibile ed un mix differente. Ah, e la canzone finisce con un paio di gridolini gettati lì, "yao!" "yao!" degni di un gabbiano in amore, giusto per non farci mancare niente. Roba da demo.
Per quanto riguarda i testi, posso dirvi che non è un concept album ma le liriche delle canzoni vertono principalmente su problemi di relazioni, di credenze, filosofie non solo tra umani, ma più generalmente connessioni fra entità come dei, spiriti ma anche anche animali, vegetali, minerali. Parole di
DeFeis, che aggiunge che questo è l'album che avrebbe voluto fare dopo
Noble Savage se avesse potuto dedicare tutte le sue energie in questa direzione e non avesse dovuto placare la sua creatività progressiva per comporre pezzi più semplici accontentando "altri". Fate spazio, sta passando il carrello dei bolliti...
Non so che dire... Sono imbarazzato io per loro. Come fare questi errori? Perché rovinare letteralmente canzoni buttando in ogni dove "grwaw", "yaoh", "ooooh" senza il minimo motivo? Capiamoci, i pezzi 2-3-4-7-8 iniziano
tutti con "grwaw", cliccate le tracce in sequenza per 1 secondo ciascuna, otterrete il verso di un cagnolino dispettoso. La ballad conclusiva comincia addirittura con un colpo di tosse, un "grwaw!" poi parte la canzone "lenta e toccante".
Perché mettersi in ridicolo? Non si può nemmeno fare il discorso: "DeFeis ha dato tanto/ha una certa età". Che facciamo allora? Giustifichiamo tutto? O, peggio, lo compatiamo? Il disco esce qui e ora, non si può ignorare l'evidenza di un tracollo netto ed inesorabile.
AggiornamentoIl sempre attento utente None, ci fa notare che i brani
Queen of The Dead e
Black Mass sono rifacimenti di canzoni scritte dagli
Exorcist. Questa band statunitense, incise un unico album nel 1986 (
Nightmare Teatre) prodotto da
David DeFeis ed
Edward Pursino e poteva contare su membri/ex-membri di
Virgin Steele e dei futuri
Jack Starr's Burning Starr. Il nostro gatto canterino ha negato a lungo un coinvolgimento in questa pseudo-band che è rimasta viva per appena un anno.
Il fatto che tutto ciò non sia menzionato da nessuna parte, nemmeno nell'info sheet ufficiale della SPV, è scandaloso. Alla luce di quanto "scoperto", mi vedo costretto a rivedere il giudizio sull'album per rispetto dei fan della band, quel rispetto che i
Virgin Steele non hanno avuto. Se già ero indeciso tra un 4,5 ed un 5 nel momento in cui ho caricato questa rece, dopo tutto quanto ho appena aggiunto e contando che
Queen Of The Dead è una delle canzoni "buone" (minchia, sembro un avvocato...), il giudizio si abbassa ulteriormente. Gloria ed onestà al vostro servizio. Sempre.