La prima parola a balenarmi nella mente, nell'approccio a questo “The gnomes” dei
Misantropus, è “coerenza”, un concetto ormai abbastanza desueto e non solo in ambito squisitamente musicale.
Fedeltà a una veste grafica della copertina del
Cd minimale e un po’
naif, a un’idea di
dark-doom piuttosto monolitico ed esclusivamente strumentale, ispirato da tematiche ambientalistiche.
Coerenza che, però, non significa necessariamente manierismo o irriducibile immobilismo … andando oltre la superficie, ci si rende conto che l’universo espressivo dei fratelli Sanniti è molto più enigmatico e fascinoso di quanto possano rivelare le apparenze, che la loro visione del mondo coinvolge spiritualità e riflessioni di natura etica, che la loro musica, oscura, ipnotica ed ellittica, edificata su
riff densi e torbidi e su metronomiche scansioni ritmiche, conduce l’astante attento e libero mentalmente in un vortice inquietante e vischioso, da cui liberarsi non è poi molto semplice.
E così, se l’analisi dell’interno del
booklet aiuta (con foto, riproduzioni di opere pittoriche e brevi dichiarazioni dei due
mastermind della
band) a schiudere le porte su questo scenario così magmatico, sono poi i trentacinque minuti di durata dell’albo a consentirvi di osservare l’immagine di un cosmo sull'orlo del baratro, in cui la violazione della natura da parte dell’uomo è ormai tale da avvicinarlo pericolosamente ad un punto di non ritorno.
Per riportare l’armonia, se l’umanità non si ravvedrà tramite amore e saggezza, sarà molto presto necessario l’intervento diretto degli
Arcangeli Guardiani ed ecco che ogni brano del programma è dedicato a una di queste figure di “messaggeri”, custodi dei quattro
Elementi Naturali, così affascinanti e controverse, spesso oggetto di raffigurazioni artistiche e di narrazioni cinematografiche e letterarie.
L’impatto sonico è come sempre assai primitivo, tetragono e ossessivo, e se questo è ormai da considerare il tipico
trademark dei Misantropus, bisogna anche rilevare il loro tentativo di aggiungere qualche inedita suggestione alla proposta, affidando allo sporadico contributo dei siderali effetti elettronici e delle sinistre tastiere dell’ospite Andrea Penso il compito di fornire alcune tenui variazioni stilistiche al radicato canovaccio, un “esperimento” che avrebbe certamente meritato un’applicazione più estesa e integrata.
Non credo di poter segnalare al lettore i momenti maggiormente significativi di un programma che deve essere fruito in maniera globale (quasi come se fosse un unico flusso di note …), e mi limiterò solamente a rilevare lo splendido assolo che il maestro Mario "The Black" Di Donato ha voluto concedere a “The salamander (Mikhael)”, importante, oltre che sotto il profilo artistico, anche per corroborare il senso di rispetto e continuità, pur con i doverosi distinguo, esistente tra i nobili affiliati alla scuola italica del genere.
Una prova ancora una volta “subdolamente seduttiva”, dunque, tenace nel sostenere i saldi principi espressivi dei suoi autori, e tuttavia già indirizzata ad assorbire, senza per questo arrivare a snaturarli, nuove evoluzioni sonore.
L’ho già affermato in passato, sono fermamente convinto che il meglio debba ancora venire, e “The gnomes” appare un altro piccolo passo nella direzione giusta.