Copertina 6

Info

Anno di uscita:2005
Durata:36 min.
Etichetta:Listenable
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DEAD WRECKONING
  2. BLOOD FIXING THE BLED
  3. GESTATED RABIDITY
  4. HECATOMB
  5. THE GANGRENOUS EPITAPH
  6. THE INERTIA
  7. A COLD LOGISTC SLAUGHTER
  8. THREADING OF VERMILLION DECEPTION
  9. VORACIOUS HAEMAGLOBINIC SYNDROME
  10. DESCEND TO EXTIRPATION

Line up

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Ho avuto modo di apprezzare gli Aborted già ai tempi del loro discreto "Engineering The Death", un discreto album che pur senza aggiungere nulla di nuovo nel panorama estremo americano aveva il piacevole pregio della freschezza e dell'ispirazione compositiva. Già con il successivo "Goremageddon" il gruppo aveva pericolosamente imboccato una via senza ritorno, inasprendo e complicando oltremisura la struttura delle canzoni, le quali finivano paradossalmente con l'assomigliarsi tragicamente tutte tra loro. Evidentemente gli Aborted devono aver mangiato la foglia, ed il 2005 li ritrova alle prese con il tentativo, neanche troppo malvagio a dire la verità, di unire il loro brutal death con elementi di carattere prettamente scandinavo, senza perdere mai d'occhio tutto ciò che i Carcass hanno composto specialmente nei loro ultimi lavori. Dopo la sorpresa iniziale, e dopo aver spento il lettore per fare mente locale su quanto stava avvenendo ed assimilare tale cambiamento, ho potuto godere dell'ascolto di una decina di canzoni, dove la matrice americana del gruppo tende a sciogliersi in attacchi alla The Crown, sorretti da una screaming voice che riesce finalmente a trovare lo spazio e la dimensione giusta (c'è da dire che qua e là spuntano diverse guest star come Bo Summer degli Illdisposed oppure Jacob Bredahl degli Hatesphere ad incrementare il tasso qualitativo del lavoro alla voce). Gli Aborted sembrano anche aver diminuito la componente gore della sua musica, nonostante la copertina, raffigurante un "medico" fermamente intenzionato ad eseguire una autopsia avvalendosi di una simpatica sega elettrica, indichi tutto sommato il contrario. Il problema principale di "The Archaic Abattoir", un po' come nel già citato "Goremageddon", risiede nella mancanza di una vera identità tra le canzoni, che scorrono via molto velocemente e non lasciano grossi ricordi alla fine dell'ascolto. Avremo modo di vedere se gli Aborted in futuro riusciranno ad affinare il loro nuovo stile ed a rendere veramente appetibile la loro proposta musicale, per adesso rimangono decisamente nelle retrovie.
Recensione a cura di Roberto 'Robbyy' Corbatto

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