Nella Neue Deutsch Harte ormai c'è spazio per pochi.
L'industrial tedesco ormai ha i suoi grandi nomi che oscurano tutto il resto del panorama. Rammstein, Oomph, Megaherz, Eisbrecher e in coda ai principali esponenti (solo a livello di fama) troviamo i qui presenti Stahlmann.
La giovane band si fa in breve tempo un nome grazie a tre album pubblicati nell'arco di 4 anni e oggi noi andremo ad analizzare la loro ultima fatica, "CO2".
Il quartetto tedesco si attiene pienamente ai canoni dell'industrial tedesco, con un riffing perfettamente intrecciato con la parte elettronica della loro musica.
Troviamo parti davvero cadenzate e possenti alternate a parti molto più melodiche ed emotive all'interno di quest disco, e in questo modo esso non risulta mai troppo banale. Purtroppo però molte cose risultano già sentite come qualche ritmica o appunto qualche riff. Inoltre la timbrica del cantante risulta a volte insipida, senza una vera e propria identità assomigliando troppo spesso a quella di band ben più affermate.

Non c'è molto altro da dire su questo "CO2" gli Stahlmann si sono semplicemente dati da fare per creare un bell'album che si incastra perfettamente tra quelli già presenti nella NDH senza però essere innovativi, per questo la valutazione si ferma alla sufficienza di chi si è limitato a "fare il compitino".