Da non confondere con gli italiani
Antropofagus (mitici prime movers dell'ondata brutal death metal a cavallo degli anni 2000), gli
Antropofago sono una band francese che giunge oggi al secondo disco, edito per la piccola
Kaotoxin Records.
Il territorio in cui si muovono i cinque transalpini è un death metal che parte dagli USA e viene via via contaminato con elementi technical, brutal, melodic senza eccedere e senza scivolare in nessun sotto-genere in particolare ma creando un suono molto gradevole anche se parecchio derivativo.
Æra Dementiæ è un disco che si ascolta con grande piacere, ricco di passaggi atmosferici ed altri più diretti che istigano ad alzare il volume ma è abbastanza pieno di situazioni che fanno pensare a
Suffocation, Necrophagist, Arsis, Nile, piccoli stralci presi proprio paro-paro. Tu chiamali se vuoi
deja vù. Non sono uno che bada all'originalità e cerca qualcosa di nuovo a tutti i costi, anzi, preferisco gruppi che sappiano suonare con le palle un genere ben conosciuto, però è evidente come gli
Antropofago prendano più che un'ispirazione. La capacità di suonare della band non si discute ed il growl sempre in bilico tra low e midrange di
Melmoth fa il suo sporco dovere, sembra però che una direzione precisa non sia stata del tutto presa. Lo dimostra anche
Voices, brano che si discosta un pochino dagli altri e risulta più melodico, con diversi arpeggi e con un'aurea leggermente goth. Su questo pezzo ci sono persino richiami agli
Anathema di
Silent Enigma (uno dei miei dischi della vita). Sicuramente
Æra Dementiæ rappresenta un passo avanti rispetto all'esordio di quattro anni fa, ora la band è molto più coesa e le canzoni sono più convincenti, rese al meglio da una produzione che esalta tutti gli strumenti (anche il basso fa la sua porca figura) ma, forse, ancora non basta per spiccare. Sono convinto che se un giovane neo-metalhead, con poca esperienza in questa branca del metal ascoltasse
Æra Dementiæ, ne rimarrebbe molto soddisfatto, non si più però ignorare chi ha tracciato la strada.
In definitiva, questo nuovo lavoro degli
Antropofago rimarrà probabilmente un buon disco confinato nell'underground detah metal, roba per pochi intimi che troveranno i loro momenti di esaltazione.
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