Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2010
Durata:12 min.

Tracklist

  1. INFECTION
  2. MORGUE ANGEL
  3. AMPUTHEATRE
  4. OUTBREAK
  5. ZOMBIE FODDER

Line up

  • Pete Clark: vocals
  • Jamie McCleneghan: guitar
  • Adrien Crozet: guitar
  • Willie Hanna: bass
  • Gary Beattie: drums

Voto medio utenti

Nella più pura tradizione Britannica, ecco arrivare, zozzi e putrefatti, da Belfast gli Zombified, combo death metal marcio come un vasetto di yogurt scaduto da cinque mesi. Come è facile intuire dal nome, dal logo e dalla copertina, il genere proposto dai nostri è del putrido death metal, assolutamente old school, tranne qualche rapidissima e sporadica digressione grind core, nella migliore tradizione di Carcass, Napalm Death e Benediction, tanto per restare dalle loro parti. Sorvolando sull’inutilissimo intro di un minuto, ci troviamo a che fare con quattro brani che non lasciano assolutamente nulla alla melodia, quattro bordate death metal ben suonate, ben arrangiate, veloci e brutali al punto giusto, con una nota di merito per il drummer Gary Beattie, che rende i brani dinamici e vari grazie a un sapiente alternarsi di tupa-tupa e blast beat. Inutile sottolineare come neanche un riff o una soluzione ritmica sia originale nella proposta degli Zombified, ma è altrettanto chiaro che in situazioni come questa non ce ne frega un beneamato, in quanto i brani scorrono via perfettamente, ti annichiliscono per una decina di minuti, sono ben suonati e ottimamente prodotti, per essere un demo, e soprattutto, trattandosi di un esordio, la band ha dimostrato di essere pienamente coinvolta nella scena death old school e di non scimmiottare stupidamente e senza personalità le grandi band del passato. Insomma, i ragazzi ci sanno fare, convincono e saranno la gioia di chi ama queste sonorità. Niente chaos, come troppo spesso succede, ma brani ben orchestrati che ci consegnano una band già matura e pronta a far sentire la propria voce, anzi, il proprio growl, nella scena death metal europea… Per me poi che da sempre ho amato il death di un tempo a sfavore delle sue evoluzioni (sia melodiche che più brutali), è stata una piacevolissima e inaspettata sorpresa…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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