Il ritorno dei Pro Pain è una vera e propria mazzata thrash-core. “Prophets Of Doom” è la risposta della band newyorchese alla politica americana. Ed è una risposta rabbiosa, viscerale, che mette al centro del proprio mondo un assalto furioso, fatto di verità vomitate con furore e frenesia, e i cui titoli lasciano davvero poco spazio a fraintendimenti di sorta. Parlo delle violentissime “Un-American”, “Hate Marches On” e “Operation Blood For Oil”.
Le canzoni sono tutte ricche di un groove profondo, massicce nel loro incedere pesante e rabbioso, ma la band non tralascia una serie di assoli davvero molto belli e veloci. Le composizioni sono quasi tutte ben strutturate, e si vede che la band tiene davvero a cuore quello di cui parla, testimone ne è la conclusiva “Days Of Shame”, song nella quale l’interpretazione del singer, nonché bassista, Gary Meskil è sanguigna e si staglia su una struttura che è pura cadenza, con ritmiche di cemento.
La qualità maggiore di questo disco è proprio la sua genuina rabbia, fermo restando che la materia sonora, pure ben suonata, non fa gridare al miracolo. Anche la produzione non spicca per brillantezza, avendo dei toni un po’ cupi, pur restando però molto potente.
In definitiva un disco che ci mostra una band che sa quello che sta facendo, che lo sta facendo bene, e che se potesse schiaccerebbe la nostra testa in una morsa d’acciaio. Inaspettatamente convincente.
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