Mentre scrivo queste righe sto ancora raccogliendo per la stanza le schegge metalliche del mio cuore, andato parzialmente in frantumi dopo questa delusione.
Sì perché i
Masters of Metal dovevano rappresentare un grande ritorno e al tempo stesso un nuovo inizio, tagliare i ponti col passato e con quel lunatico di
John Cyriis, portare gli
Agent Steel avanti, verso nuove sfide.
From Worlds Beyond non è nulla di questo e ora vi spiego.
Avevamo lasciato gli
Agent Steel con il più che discreto
Alienigma (2007), la band si è nel frattempo separata dal bravo vocalist (almeno in studio)
Bruce Hall permettendo a
John Cyriis di tornare all'ovile dopo tanti anni e dopo gli immortali capolavori
Skeptiks Apocalypse e
Ustoppable Force, dischi che il sottoscritto ha frustato all'inverosimile nella sua adolescenza. Beh, quel personaggio di
Cyriis ha subito deciso di piantare grane e pretendere i diritti sul nome
Agent Steel creando beghe legali agli altri membri che, per evitare di star fermi fino alla risoluzione della disputa sul nome, hanno cominciato ad esibirsi sotto il moniker
Masters of Metal.
Torniamo ad oggi.
Juan Garcia e soci hanno dapprima fatto uscire un EP omonimo e sono poi arrivati all'attuale
From Worlds Beyond come quartetto, senza un vero cantante, mettendo dietro al microfono in maniera più o meno improvvisata
Bernie Versailles. E qui iniziano i problemi. Il bravo chitarrista non ce la può fare come singer, manca di potenza, gli acuti sono stentorei, gli effetti digitali di aiuto sono sempre presenti, così come
Garcia e
Cardenas che intervengono spesso a dare una mano, mentre i testi vertono (come da abitudine) su cospirazioni, alieni ed illuminati. Il disco finisce per risentire di una mancanza importante, d'altronde gli
Agent Steel sempre stati una band potente con un cantante "atipico" ma, purtroppo, non è l'unica nota negativa.
From Worlds Beyond è un album estremamente disomogeneo, quasi un collage. Scorrendo la tracklist, dopo due pezzi iniziali veloci, incisivi, martellanti e con diverse aperture melodiche, ci imbattiamo in brani modern-thrash, meno immediati, introversi, più basati sul groove. E se una traccia come
Tomb of Ra rimane carica e nervosa,
The Mindless, MK Ultra, Into the Vortex, Doors Beyond Our Galaxy sono canzoni che richiamano in qualche modo
Nevermore e odierni
Annihilator, con le caratteristiche che descrivevo poco fa, senza però avere quella scintilla, quell'intuizione che le faccia spiccare; si trascinano e fanno vivere qualche buon momento ma non appagano. Chiudono la discreta
Evolution of Being, dalla struttura più speed ma dal ritornello x-core, e
Vengeance & Might pezzo che ha come guest l'immortale
James Rivera alla voce e
Larry Barragan alla chitarra (
Helstar, per le fighette che loggono) e riesce a ritrovare le sonorità originarie degli
Agent Steel.
In tutto questo mix di stili (speed, groove, modern thrash) che non crea varietà ma mancanza di vera identità e precisa direzione, ci si mette pure il suono. Anche sotto questo aspetto
From Worlds Beyond risulta un collage. A seconda delle canzoni la cassa della batteria si fa più secca, a punta, emerge moltissimo il basso e le chitarre diventano asciutte e sottili. È un difetto da band a livello di demo, capisco che abbiano messo insieme pezzi registrati in un diverso lasso di tempo, che abbiano unito canzoni dell'EP, altre composte per l'album e ad altre ancora prese dai demo, ma un mix omogeneo va fatto, altrimenti ogni composizione va per i fatti suoi.
Come vedete, sono tanti i difetti di questo "debutto" che, se paragonato al resto della produzione
Agent Steel, stenterebbe ad arrivare ad una sufficienza. Pur con tutta la delusione che provo, dovuta all'attaccamento musicale/sentimentale e ragionando in un ottica imparziale, non mi sento di segare malamente il disco, dopotutto alcuni momenti sono indubbiamente piacevoli, vi metto però in guardia: non aspettatevi chissà che, qui non c'è.