Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:43 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. STILL THE BLOOD
  2. THE SPECTRE’S BEHEST
  3. ON THE TREE OF WOE
  4. SO PASS AWAY/LOCUS MORTIS
  5. DRAGON SAND
  6. REAP THE HARVEST
  7. NOW UNDERGROUND
  8. FLESH FOR OUR SWORDS
  9. OBSEQUIES
  10. DREAMCLEAVER

Line up

  • Chris Shaver: all Instruments

Voto medio utenti

Chris Shaver è un ragazzone dalla sconfinata passione per il metal estremo e dalla sua "casetta in Canada" sono usciti negli anni diversi progetti interessanti che lo vedono come unico membro. Così, dopo Godcursed, Morbid Darkness e Worms of The Birth (vedete quanta gioia emana), Chris lancia i suoi nuovi Vhod, dove decide di proporre un death metal sperimentale.
Almeno, questo è quanto dichiara.
Al netto di qualche brano leggermente più melodico (Dreamcleaver, Now Underground), un quieto strumentale per chitarra (Obsequies) e di una canzone più malinconica, dove escono echi di Hypocrisy (Dragon Sand), il resto del lavoro è fatto di puro e piacevolissimo death metal classicamente detto, nella fattispecie, di derivazione inglese. E così, gli immortali Bolt Thrower fanno sentire il loro eco su gran parte di Dreamcleaver (cosa per il sottoscritto molto piacevole) e vengono tributati loro addirittura alcune porzioni di brani, tipo So Pass Away/Locus Mortis che pare uscita direttamente da Those Once Loyal. Ma attraverso l'ottimo growl di Chris ed il mare di distorsione che scorre nel disco, spuntano inaspettati riferimenti anche ad una musica più tranquilla. Ad esempio il riff ripetuto dal minuto 1:56 della già citata Dragon Sand che proviene palesemente da The Unforgiven dei defunti Metallica. Avrete capito che ci sono alcuni leggeri cliché, ma sono ottimamente amalgamati nella proposta e aiutano, in qualche modo, a sentirsi a casa.

Ascoltando il disco, fa piacere notare che gli assoli sono curati, così come i riff sono precisi e la batteria davvero azzeccata; la grossa tegola cade dal momento che ci mettiamo a parlare di suoni. Facendo tutto da solo, Chris ha missato anche il disco ma l'equalizzazione spinge il basso spesso in overdrive e insiste sugli alti e parte delle medie, creando un po' un buco in una zona d'ascolto. Sembra una supercazzola ma potete accorgervene facilmente se ascoltate l'album per intero (non un solo brano).

Tirando le somme, si può dire che Dreamcleaver sia un buon disco di death metal, molto godibile ma parzialmente rovinato dai suoni. Roba per aficionados, quindi mi piace.


Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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