Gli
Stryper sono tornati con tutta la loro potenza e la loro fede. Direi che è abbastanza inutile stare a spiegare la storia di questa band, prima “odiati” dal rockettaro/metallaro per le tematiche religiose affrontate nelle loro canzoni ed infine amati per le qualità tecniche dei musicisti che hanno da sempre fatto parte della band.
Nulla è cambiato nella musica del quartetto proveniente dalla soleggiata California. Melodie semplici, ritmiche potenti e riff di chitarra taglienti decisamente più metal rispetto alla vecchia produzione, il tutto che va ad unirsi alla voce di Sweet che definire splendida è davvero riduttivo. A 52 anni suonati (nel vero senso della parola) Michael inanella un'altra performance di rilievo, merito della sua voce, ancora fresca come un tempo e capace ancora oggi di raggiungere tonalità davvero paradisiache. Ci si domanda come un cantante, avendo praticato per tanti anni, abbia ancora oggi questa voce e forse il trucco risiede nel cantare le lodi del Signore. Magari lui dall'alto ha fatto qualcosa per renderla ancora più longeva.
Apre l'album
“Yahweh” una canzone con chitarre che sfiorano il thrash, cori da chiesa, ritmo indiavolato e voce stellare. Sarà un piacere vedere i metallari -brutti e cattivi- ai prossimi concerti cantare tutti insieme
“Yahweh” che come tutti sanno è il dio del popolo ebraico, magari dopo aver scolato una birra, ruttato ed allegramente bestemmiato il Signore.
“Fallen” e
“Pride” sono due un midtempo retti su una ritmica semplice e potente dove ancora una volta sia Michael che Oz possono sbizzarrirsi in acuti ed assolo davvero interessanti e piacevoli.
“Heaven” è la canzone che risulta più riuscita sin dal primissimo ascolto. Un brano che potrebbe diventare un classico da aggiungere nelle prossime setlist.
“All Over Again” è la ballad dell'album, davvero riuscita, dolce, melodica, che non stanca neanche negli ascolti successivi.
Proseguendo nella tradizione di realizzare qualche cover (gli
Stryper qualche anno fa hanno dato alla luce un cd di sole cover
“The covering” 2011), anche in questo album troviamo una rivisitazione. Si tratta di
“After Forever”, un classico dei Black Sabbath. Già l'idea che i cristiani Stryper coverizzino la band del Sabba Nero ha dell'affascinante, poi grazie a questa reinterpretazione, il testo della canzone acquista un significato un po' diverso da quello originario.
Anche questa recensione è finita, andate in pace dal vostro negozio di cd preferito ad ordinare la vostra copia di
“Fallen”, senza cadere in altre tentazioni.
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