Un progetto ambizioso come quello di Henning Pauly, proporre una serie di prog-rock album di altissima qualità coadiuvati da grandi cantanti del genere -nel precedente cantava James LaBrie, in questo disco c'è il grande Sebastian Bach - fa venire i brividi al solo pensiero: quando ci si trova di fronte le opere belle e pronte forse non ci si rende conto del calibro di ciò che si sta per ascoltare; basta mettere il disco nel lettore e ci si cala in una dimensione fantastica, un qualcosa che ogni amante del rock attendeva da anni, un progetto dove non c'è nulla di già sentito eppure tutto suona così familiare, così tremendamente affascinante. Dopo il bellissimo esordio con il moniker Frameshift, Henning Pauly ci offre un altro concept intitolato "An absence of Empathy" che vede alla voce Sebastian Bach, ex vocalist degli Skid Row e oggi in procinto di pubblicare un disco solista che promette di non fare prigionieri; rispetto al precedente album il suono si fa più duro, una sorta di hard rock progressivo, segno che il compositore Henning Pauly non si adagia sugli allori ma che plasma la sua creatura musicale sulla base del soggetto che dovrà interpretarne la voce, e lo stato di forma di Seb è ottimo, raggiunge picchi di espressività che con i Row difficilmente avrebbe potuto raggiungere ad oggi e dimostra come sia maturato in questi anni dal punto di vista della versatilità. Ci sono spunti di hard rock anni '80, ma anche di progressive settantiano (un esempio di connubio è la terza traccia, magistrale nell'incedere e nell'esplodere in un ritornello a dir poco magnifico), c'è grande gusto per la melodia e un'attenzione particolare alla struttura dei pezzi che, anche se a tratti si fa abbastanza complessa, rimane sempre molto assimilabile dall'ascoltatore che difficilmente sarà incentivato a saltare una traccia, non essendoci filler o momenti di stanca; i testi sono concatenati e vanno a formare un cocept che non mi permetterei mai di riassumervi per rispetto a chi di voi comprerà il disco e vorrà scoprirlo strada facendo e per rispetto a Henning Pauly che non merita di vedere la storia che c'è dietro l'album ridotta in poche pillole. Sono interessanti gli inserti elettronici che quà e là creano un'atmosfera particolare senza per questo raffreddare il calore di un rock intenso e molto coinvolgente; il mio consiglio è rivolto a tutti gli amanti di rock, metal, pop, questo è un disco che può far breccia nei cuori di chiunque, suonato alla grande, ben prodotto, che dimostra come non sempre la tecnica sia sinonimo di freddezza e come una melodia facilmente memorizzabile sia tutt'altro che semplice da comporre. Lasciando da parte le beghe legali che nei giorni precedenti hanno coinvolto i protagonisti di questo progetto, vi sprono a fare vostro questo disco, da conservare negli anni.
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