Uscito la vigilia di Natale,
"In The Name Of The Father" è un disco spiazzante da molti punti di vista. Dietro al (non troppo felice) monicker
Enzo And The Glory Ensemble si cela il nostro connazionale
Enzo Donnarumma, cantante della band
Members of God nonché musicista dalla formazione classica e studioso di teologia, esegesi biblica e storia della cultura ebraica (rimando al suo sito ufficiale per ulteriori approfondimenti, ndr). L'idea di fondo è tanto semplice quanto "insidiosa": mettere in musica salmi e preghiere della tradizione cristiana. Per fare questo Enzo si avvale della collaborazione di alcuni "pesi massimi" della scena metal internazionale tra cui spiccano
Marty Friedman (ex-Megadeth),
Kobi Farhi (Orphaned Land),
Ralph Scheepers (Primal Fear),
Gary Wehrkamp e
Brian Ashland (Shadow Gallery). Il risultato è quello che, a ragione, viene descritto come "il più ambizioso progetto Christian metal mai fatto". I territori solcati da questo disco sono davvero molti, a partire dall'introduttiva, breve e squisitamente sinfonica
"In The Name Of The Father", passando per episodi più "tirati" come
"Psalm 63" o
"Benedictus" e brani più operistici come
"Hail Holy Queen" o
"Guardian Angel Prayer". Il tutto si adagia su una tela dalle tinte etniche e cinematografiche a metà strada tra le armonie/melodie orientali e la più marcata tradizione diatonica occidentale. Sui testi c'è poco da dire, si tratta per lo più di traduzioni fedeli delle preghiere recitate durante le celebrazioni eucaristiche (
"Glory Be To The Father", ad esempio, è il
"Gloria" che tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito in chiesa) o di testi comunque sacri, eccezion fatta per la conclusiva (e gustosissima)
"Maybe You", le cui liriche sono da attribuire interamente a Enzo. Non mi sento di promuovere a pieni voti la produzione di
Gary Wehrkamp (su tutto mi sembra discutibile la batteria molto "davanti", così come l'ampio spazio lasciato alle frequenze alte,
de gustibus) ma il misurato equilibrio della scaletta proposta, così come il minutaggio contenuto, rendono l'ascolto assolutamente accessibile e godibile. Il voto va alla musica, al coraggio e alla determinazione di Enzo, alla prestazione dei nomi coinvolti e all'occhio lungo della
Underground Symphony. Bravi tutti.
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