La sparo volutamente grossa:
“InnerWish” è la summa di quello che l’heavy/power metal ci ha dato di meglio negli ultimi 25 anni. Forte questa, eh? Grasse risate a parte, quando mi sono avvicinato al disco il mio primo pensiero è andato alla durata del full-length (poco meno di 70 minuti, mica male come grido di battaglia alla noia) e, con il cuore in pace e le fette di prosciutto “negli” occhi (che fanno molto più male che “sugli” occhi), mi preparavo, esausto in partenza, a un piattissimo mix più o meno scopiazzato di brani veloci e ballatone strappa-mutande. Niente di più sbagliato! Innanzitutto i greci hanno dato molto più spazio alle song “tirate” (unica ballad propriamente detta è la penultima
“Cross The Line”) così come hanno curato maniacalmente arrangiamenti e produzione (entrambi da manuale). Alle mie orecchie a brillare è soprattutto la voce (e i cori aggiungo) del notevolissimo
George Eikosipentakis, capace di momenti di grande aggressività (
"Roll The Dice",
"Modern Babylon") e di altri più pacati e intensi (la già citata
"Cross The Line" o la strofa di
"Zero Ground"). Ritornando alla
boutade iniziale in questo disco troverete cavalcate di memoria maideniana (
"Needles In My Mind"), tentazioni sinfoniche a metà strada tra gli Stratovarius dell'era
“Episode” e i Nightwish di
"Oceanborn" (
"Tame The Seven Seas"), riff più heavy nella migliore tradizione Rage (
"Machines Of Fear", "Serenity"), tappeti di doppia cassa e incroci chitarristici mutuati direttamente dagli anni d’oro degli Helloween (
"Rain Of A Thousand Years", "Sins Of The Past") e chi più ne ha più ne metta. Si potrebbe dire che questo è un “best of” delle band sopraccitate, ma non sarebbe onesto: gli
InnerWish ci mettono tanto del loro, soprattutto in fase solistica (segnalo il curioso aneddoto che, nonostante la presenza di un tastierista di ruolo, non ho sentito nemmeno un keyboard-solo) e, forti dell’esperienza ormai quasi ventennale, riescono a tenere altissima la curva dell’attenzione per tutta la durata dell’album: per i maestri “big” questi sono allievi di cui essere molto fieri.
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