I Pulse-R sono una realtà tutta italiana ormai in circolazione da qualche anno (il buon Graz ebbe modo di recensire il loro album d’esordio omonimo uscito nel 2011) che deve le sue origini all’incontro artistico tra il chitarrista Gabriele Bellini e il cantante Giacomo Salani. Musicalmente le coordinate sono quelle di un alternative rock/metal dalle forti connotazioni crossover (soprattutto nelle parti cantate), una proposta dalla presa sicuramente non facile e, a giudizio di chi scrive, non sempre organica nella scrittura. Un aspetto che gioca assolutamente a favore di “Across The Sky” è la chiarezza dell’obiettivo della formazione, che traspare soprattutto dalla produzione (che personalmente non apprezzo ma risulta perfetta nel dare quel senso di “live in studio” non troppo artefatto e rende il giusto groove di certe parti) e dalla performance “sanguigna” dei quattro. D’altro canto, come già accennato, le composizioni spesso mancano di qualcosa, come se alcuni frammenti fossero stati definiti in maniera netta e precisa e altri quasi improvvisati in fase di registrazione (penso alla “feroce” parte centrale di “Changes”). Capita poi che delle buone/ottime idee, soprattutto nelle aperture melodiche, non vengano sviluppate a dovere (come nella traccia “Escape”) o addirittura ripetute ad libitum fino a un momento “X” in cui si è deciso di spegnere tutto e andare a casa (è il caso della conclusiva “Never”). Che dire? Il mio parere è che la carne al fuoco sia un po’ troppa (come già segnalato, l’ascolto del lavoro nella sua interezza non è immediato) tanto che la Quarock Records parla di una “spirale sonora” (metafora che mi sembra calzare a dovere), affascinante ma insidiosa allo stesso tempo, e rischia di fagocitare le cose migliori che questi ragazzi hanno da dire. Sono sicuro il combo abbia tutti i mezzi per fare meglio ed essere più efficace. Per ora la sufficienza c’è tutta ma giuro che la prossima volta vorrei dare qualcosa di più…