Sono molto orgoglioso, immagino come molti dei nostri lettori, della mia collezione di dischi, costruita faticosamente in anni di militanza, fatti di sacrifici, affannose ricerche e parecchie “cantonate”.
In particolare, ho una particolare affezione per la sezione vinilica di tale raccolta, sia per questioni squisitamente “nostalgiche” e sia perché tuttora adoro quell'antico formato (che oggi pare stia tornando in auge anche a livello dell’industria “maggiore” … l’ennesima dimostrazione di quanto questi signori ci abbiano preso per i fondelli e continuino a farlo … ma questa è un’altra storia …), in cui anche gli aspetti grafici della questione trovano un’adeguata possibilità d’espressione.
Ebbene, oggi la mia adorata selezione si arricchisce di un ulteriore oggettino prezioso, sia sotto il profilo estetico, sia dal punto di vista dei contenuti.
Questo “
Live a Cattolica 5.8.1988” di
Paul Chain è un
Lp (in acetato viola,
ça va sans dire!) davvero intrigante, avvolto da una brumosa e misterica copertina esterna di notevole suggestione (immagini a cura di
Shyla Nicodemi) e in cui il
flier interno, oltre ad offrire altro interessantissimo materiale fotografico, contiene anche le esplicative e qualificate annotazioni di
Fulvio Zagato, artefice del
Paul Chain Fan Club e autore degli scatti live presenti nel suddetto volantino.
Scopriamo, così, anche il valore “storico” della registrazione, realizzata in occasione del “
Metal Devastation: live!”, svoltosi per la prima volta nell’agosto dell’88 e organizzato da
Marco Morosini degli Eversor, che con la sua
band aprì l’esibizione di Creepin’ Death e, per l’appunto, del maestro pesarese.
Paul aveva da poco pubblicato “
Ash” e grazie al contributo del batterista (
Lü Spitfire) di quel piccolo manifesto di nichilismo sonoro, di un nuovo bassista (
Klaus Rosental, che abbandonerà il gruppo dopo la pubblicazione di “
Life and death”) e della carismatica voce di
Sanctis Ghoram (collaboratore del nostro fin dai tempi dei Death SS periodo ’82 – ’84 …
R.I.P.), sforna una prestazione davvero energica e densa, alternando come di consueto brani editi e inediti, animato da quell’incontenibile libertà espressiva che lo induce a intridere la scaletta di fervide improvvisazioni strumentali.
Ai
fans di
Chain, non può sfuggire, dunque, la presenza di “
1994”, un’
unreleased track simile per aggressività ai tracciati sonici del succitato
mini del 1988 (qui rappresentato dalle potenti versioni di “
Electroshock” e “
Image down”), o quella di un pezzo spesso suonato nelle esibizioni dal vivo e rimasto senza titolo, per la prima volta catturato nei solchi di un’incisione discografica con tutta la sua cadenzata, acida e viscerale carica emotiva.
Beh, poi sono certo che costoro non potranno che essere ingolositi pure dalle intensissime esposizioni della ferale “
Inquisitor” (da “
Evil metal”) e dalla caliginosa “
Grey life” (da “
In the darkness”), due classici del repertorio dei Death SS / Violet Theatre che tutti gli amanti della musica delle tenebre dovrebbero conoscere e apprezzare.
Ovviamente siamo di fronte ad un prodotto molto distante dalla perfezione dei
live del terzo millennio, e se cercate suoni nitidi ed esplosivi (e, spesso, assai rimaneggiati …) credo sarebbe meglio orientare altrove i vostri interessi, mentre qualora cerchiate qualcosa di vero e “ruspante” (in cui anche il chiacchiericcio del pubblico e i commenti dei tecnici fanno parte del suo fascino …), il mio consiglio è di non perdere l’occasione di impreziosire la vostra discoteca con questa fascinosa, rara e verace testimonianza di un momento per molti versi irripetibile.