Quando mi imbatto in una metal band con una bella signorina dietro il microfono, sento puzza di bruciato lontano un chilometro.
Non è questo il caso degli americani
Abnormality.Per due, evidenti, ragioni.
Prima di tutto il brutal death metal, genere nel quale si cimenta il combo del Massachusetts, non è esattamente il più indicato se si cerca un facile appeal commerciale.
In secondo luogo, la musica dei nostri è di pregevolissima fattura grazie al suo abile mix di Immolation, Origin e Suffocation concepito per distruggere ogni cosa al suo passaggio.
E poi, diciamocelo chiaramente, se non si avessero le immagini promozionali o i video su youtube, sfido chiunque a capire che a cantare è una ragazza dal momento che
Mallika Sundaramurthy non fa assolutamente rimpiangere, col suo growl devastante, un cantante dotato di testicoli.
Insomma,
"Mechanisms of Omniscience", secondo album di lunga durata per un gruppo che è in giro dal 2005, è un lavoro di tutto rispetto, ottimamente suonato, brutale, carico di groove e dotato di una forza dirompente che nomi ben più blasonati di quello degli
Abnormality non sono più in grado di ottenere.
Sono dell'idea che gli estimatori del VERO death metal, perchè di questo stiamo parlando, non si debbano far sfuggire questo dischetto: gli
Abnormality non sono certamente un gruppo rivoluzionario, ma hanno due palle grosse così e le useranno per prendervi a calci nei denti per tutti i circa 40 minuti di durata del disco.
Brutalmente adorabili.
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